2009-08-05 15:22:05

Al via la missione diplomatica in Africa di Hillary Clinton


E’ iniziato in Kenya il tour africano del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che visiterà altri sei Paesi del Continente. Durante la missione diplomatica verranno affrontati in maniera globale i problemi che affliggono l’Africa. Si passa dalle questioni dello sviluppo alla stabilità politica, dalla lotta alla povertà al contrasto dell’Aids. Non a caso, l’inizio della missione di Hillary Clinton coincide con l’apertura dei lavori a Nairobi della Conferenza sullo sviluppo organizzata dal Programma americano per la crescita e l’opportunità dell’Africa. Sulle ragioni dell’impegno dell’amministrazione Obama verso il Continente africano Stefano Leszczynski ha intervistato Luca De Fraia, segretario generale aggiunto dell’organizzazione non governativa Actionaid.RealAudioMP3

R. – La conferenza che si sta svolgendo adesso a Nairobi è incentrata sugli scambi commerciali tra Stati Uniti e Africa. Bisognerà capire se ci sono condizioni migliori che gli Stati Uniti potranno offrire al Continente.

 
D. – L’Africa deve riuscire ad uscire dal circolo vizioso della povertà impegnandosi con le proprie forze. Questo è possibile?

 
R. – L’Africa è cambiata molto in questi anni: è bene ricordare che prima della crisi era un Continente che viaggiava ad un ritmo di crescita economica superiore al 5 per cento e al 6 in alcuni casi, con un miglioramento degli indicatori macro-economici. In questo senso, dunque, ci sono parecchi segnali positivi.

 
D. – L’Africa è da parecchio tempo al centro delle preoccupazioni internazionali per le conseguenze della crisi economica. Allo stesso tempo, però, sembra che ci sia un po’ una corsa a sconfiggere la concorrenza del gigante cinese che ha messo ormai piede in modo molto saldo nel Continente africano …

 
R. – Come è stato ricordato in diverse occasioni, ormai la Cina ha sviluppato in maniera notevole la propria presenza nel Continente: è il secondo partner commerciale, proprio dietro gli Stati Uniti. E’ un segno dei tempi. Vuol dire anche che il Continente africano, con le sue ricchezze, è tornato al centro non soltanto degli interessi della politica e dell’agenda dello sviluppo, ma anche degli interessi in generale degli attori principali di questo nostro mondo globalizzato. Questo è positivo perché vuol dire che in Africa ci sono le ricchezze. Ci sono quindi le potenzialità affinché queste ricchezze naturali possano essere poi un patrimonio per tutto il Continente e che quindi altra ricchezza possa essere generata e condivisa da tutta la popolazione. Però le migliori capacità di governo sono un elemento fondamentale affinché, appunto, questa crescita e questa condivisione della ricchezza siano possibili.

 
D. – Una condivisione della ricchezza in un Continente dove ancora oggi è molto forte il dramma della fame: un tale interessamento da parte dei Paesi più sviluppati alle risorse africane potrà essere utile per ridurre tale flagello o addirittura per sconfiggerlo?

 
R. – Per battere la fame servono risorse interne. C’è bisogno di mobilitare risorse domestiche a livello dei Paesi ma anche risorse esterne. E anche su questo è opportuno ricordare che non è un caso che proprio Obama sia stato uno dei leader che ha più spinto, al G8 dell’Aquila, per creare una nuova iniziativa per la sicurezza alimentare!







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