2009-08-04 14:08:27

Il cardinale Hummes ad Ars per celebrare l'odierna festa di San Giovanni Maria Vianney. Il porporato esorta i sacerdoti a mantenere lo sguardo fisso su Gesù


“L’efficacia del ministero sacerdotale dipende soprattutto dalla perfezione spirituale dei preti”: così, il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, che ha celebrato stamani una Messa solenne nella diocesi di Belley-Ars. Il porporato si è recato in Francia per presiedere le celebrazioni nell’odierna memoria liturgica di San Giovanni Maria Vianney, noto come Curato d’Ars e Patrono dei sacerdoti. Quest’anno le celebrazioni assumono un significato particolare, in concomitanza dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI per commemorare i 150 anni dalla morte del Santo. Dopo la Messa di stamani, le celebrazioni ad Ars in onore di San Giovanni Maria Vianney proseguiranno nel pomeriggio, con una processione della reliquia del cuore del Santo, a cui farà seguito, nella stessa Basilica d’Ars, la celebrazione solenne dei Vespri. Il servizio di Isabella Piro:RealAudioMP3

Cosa dice all’uomo contemporaneo San Giovanni Maria Vianney? Questa la domanda posta ai fedeli dal cardinale Cláudio Hummes, durante la sua omelia. La risposta, ha aggiunto, è nella vita di questo Santo, “ricca di insegnamenti”: il Curato d’Ars è, infatti, modello di fede, di preghiera costante, di una spiritualità profonda e solida, esempio di penitenza, di umiltà e di povertà. Ammirevole la sua scelta di porre la celebrazione della Santa Messa al centro della vita parrocchiale ed esemplare il suo amore per i poveri, la sua carità pastorale che lo portava ad incontrare tutti i suoi parrocchiani, nessuno escluso.

 
In suo onore, ha detto il cardinale Hummes, è stato indetto l’Anno Sacerdotale, con il quale la Chiesa vuole dire ai preti che ringrazia Dio per la loro presenza, che li ammira e li ama, li sostiene nella preghiera e li aiuta concretamente nell’impegno sacerdotale. Un Anno speciale, dunque, come sottolinea lo stesso porporato al microfono di Cristiane Murray, collega della redazione brasiliana:

 
Quest’Anno Sacerdotale ha davanti a sé come modello il Santo Curato d’Ars per tutti i sacerdoti nel mondo. Il suo significato è grande per tutti i sacerdoti in questo tempo; anche se siamo un po’ lontani, in un’altra cultura, in un’altra epoca storica, il suo messaggio è sempre molto valido. Dopo Ars voglio fare anche un pellegrinaggio ad altri Santuari in Francia per pregare per i sacerdoti del mondo per i frutti dell’Anno Sacerdotale. Andrò a Lisieux per pregare con Santa Teresa chiedendo che lei continui la sua intercessione costante per i sacerdoti. Santa Teresa, quando è entrata nel monastero, ha detto che lo faceva per pregare per i sacerdoti. Poi anche al Sacré-Coeur de Montmartre a Parigi perché il Sacro Cuore di Gesù ha una speciale importanza per i sacerdoti stessi. Infine, anche a Lourdes per pregare per i sacerdoti malati.

 
Quindi, nella sua omelia, il prefetto della Congregazione per il Clero ha guardato all’epoca attuale: “Il relativismo della nostra cultura post-moderna occidentale – ha detto – ha oscurato gli orientamenti che la nostra coscienza e la luce della fede ci indicano”. “Tante persone – ha aggiunto il porporato – oggi vagano come greggi senza pastore e restano in attesa della parola salvifica del Vangelo”. Per questo, il cardinale Hummes ha ribadito che essere sacerdoti vuol dire essere missionari, essere inviati per l’annuncio della Buona Novella a tutti gli uomini, a partire dai più poveri. Di qui, l’appello del porporato perché i sacerdoti partecipino della carità pastorale di Cristo, poiché solo colui che, come il Curato d’Ars, mantiene lo sguardo fisso su Gesù, pregando senza sosta e con un amore incondizionato, potrà divenire un Buon Pastore che dona la vita per gli altri.

 
Poi, il porporato ha ricordato l’importanza del Sacramento della riconciliazione che deve essere compiuto – ha detto – “con fede, spirito di sacrificio, amore pastorale” mettendolo a disposizione delle persone “con grande generosità”, perché “il Figlio di Dio si è fatto uomo per riconciliarci con Dio e tra noi”.

 
A conclusione della sua omelia, il cardinale Hummes ha posto in risalto il ruolo della famiglia nella nascita delle vocazioni: “Le statistiche francesi – ha affermato – rivelano che molti seminaristi provengono da famiglie profondamente cristiane”. Per questo, i nuclei familiari devono essere “vere Chiese domestiche, focolai ardenti di fede e d’amore, in cui pregare insieme”. In questo contesto, un incoraggiamento è stato rivolto ai genitori: “Non abbiate paura che il Signore scelga uno dei vostri figli per farne un sacerdote – ha detto il cardinale Hummes - Anzi: osate domandare a Dio la grazia di una vocazione sacerdotale in famiglia. Scoprirete così che donare un prete alla Chiesa è una vera benedizione”.

 
Molti di questi temi sono stati ripresi dal prefetto della Congregazione per il Clero nel Messaggio mensile di agosto rivolto a tutti i Presbiteri. Il porporato è tornato a parlare della crisi delle vocazioni, soprattutto nel mondo occidentale, segnato “da un relativismo che rifiuta ogni affermazione di una verità assoluta e trascendente, rovina i fondamenti della morale e si chiude alla religione”. Un relativismo, ha continuato il cardinale Hummes, accompagnato dal soggettivismo individualista che porta, alla fine, al nichilismo. A poco vale il progresso scientifico e tecnologico, ha ribadito il porporato, se esso non pone al centro il bene dell’uomo e se rimane privo di un umanesimo integrale.

 
Di fronte a questo laicismo, tuttavia, ha concluso il cardinale Hummes, i presbiteri non devono cedere al pessimismo e chiudersi “nelle trincee della resistenza”, ma devono rispondere alla chiamata urgente della missione “ad gentes”. La società attuale non va né temuta, né condannata, ma salvata: essa contiene i semi del Vangelo che i sacerdoti devono diffondere in tutto il mondo, con gioia ed entusiasmo, sicuri della presenza del Signore.







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