Il cardinale Hummes ad Ars per celebrare l'odierna festa di San Giovanni Maria Vianney.
Il porporato esorta i sacerdoti a mantenere lo sguardo fisso su Gesù
“L’efficacia del ministero sacerdotale dipende soprattutto dalla perfezione spirituale
dei preti”: così, il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il
Clero, che ha celebrato stamani una Messa solenne nella diocesi di Belley-Ars. Il
porporato si è recato in Francia per presiedere le celebrazioni nell’odierna memoria
liturgica di San Giovanni Maria Vianney, noto come Curato d’Ars e Patrono dei sacerdoti.
Quest’anno le celebrazioni assumono un significato particolare, in concomitanza dell’Anno
Sacerdotale indetto da Benedetto XVI per commemorare i 150 anni dalla morte del Santo.
Dopo la Messa di stamani, le celebrazioni ad Ars in onore di San Giovanni Maria Vianney
proseguiranno nel pomeriggio, con una processione della reliquia del cuore del Santo,
a cui farà seguito, nella stessa Basilica d’Ars, la celebrazione solenne dei Vespri.
Il servizio di Isabella Piro:
Cosa dice
all’uomo contemporaneo San Giovanni Maria Vianney? Questa la domanda posta ai fedeli
dal cardinale CláudioHummes, durante la sua omelia.
La risposta, ha aggiunto, è nella vita di questo Santo, “ricca di insegnamenti”: il
Curato d’Ars è, infatti, modello di fede, di preghiera costante, di una spiritualità
profonda e solida, esempio di penitenza, di umiltà e di povertà. Ammirevole la sua
scelta di porre la celebrazione della Santa Messa al centro della vita parrocchiale
ed esemplare il suo amore per i poveri, la sua carità pastorale che lo portava ad
incontrare tutti i suoi parrocchiani, nessuno escluso.
In
suo onore, ha detto il cardinale Hummes, è stato indetto l’Anno Sacerdotale, con il
quale la Chiesa vuole dire ai preti che ringrazia Dio per la loro presenza, che li
ammira e li ama, li sostiene nella preghiera e li aiuta concretamente nell’impegno
sacerdotale. Un Anno speciale, dunque, come sottolinea lo stesso porporato al microfono
di Cristiane Murray, collega della redazione brasiliana:
Quest’Anno
Sacerdotale ha davanti a sé come modello il Santo Curato d’Ars per tutti i sacerdoti
nel mondo. Il suo significato è grande per tutti i sacerdoti in questo tempo; anche
se siamo un po’ lontani, in un’altra cultura, in un’altra epoca storica, il suo messaggio
è sempre molto valido. Dopo Ars voglio fare anche un pellegrinaggio ad altri Santuari
in Francia per pregare per i sacerdoti del mondo per i frutti dell’Anno Sacerdotale.
Andrò a Lisieux per pregare con Santa Teresa chiedendo che lei continui la sua intercessione
costante per i sacerdoti. Santa Teresa, quando è entrata nel monastero, ha detto che
lo faceva per pregare per i sacerdoti. Poi anche al Sacré-Coeur de Montmartre a Parigi
perché il Sacro Cuore di Gesù ha una speciale importanza per i sacerdoti stessi. Infine,
anche a Lourdes per pregare per i sacerdoti malati.
Quindi,
nella sua omelia, il prefetto della Congregazione per il Clero ha guardato all’epoca
attuale: “Il relativismo della nostra cultura post-moderna occidentale – ha detto
– ha oscurato gli orientamenti che la nostra coscienza e la luce della fede ci indicano”.
“Tante persone – ha aggiunto il porporato – oggi vagano come greggi senza pastore
e restano in attesa della parola salvifica del Vangelo”. Per questo, il cardinale
Hummes ha ribadito che essere sacerdoti vuol dire essere missionari, essere inviati
per l’annuncio della Buona Novella a tutti gli uomini, a partire dai più poveri. Di
qui, l’appello del porporato perché i sacerdoti partecipino della carità pastorale
di Cristo, poiché solo colui che, come il Curato d’Ars, mantiene lo sguardo fisso
su Gesù, pregando senza sosta e con un amore incondizionato, potrà divenire un Buon
Pastore che dona la vita per gli altri.
Poi, il porporato
ha ricordato l’importanza del Sacramento della riconciliazione che deve essere compiuto
– ha detto – “con fede, spirito di sacrificio, amore pastorale” mettendolo a disposizione
delle persone “con grande generosità”, perché “il Figlio di Dio si è fatto uomo per
riconciliarci con Dio e tra noi”.
A conclusione della
sua omelia, il cardinale Hummes ha posto in risalto il ruolo della famiglia nella
nascita delle vocazioni: “Le statistiche francesi – ha affermato – rivelano che molti
seminaristi provengono da famiglie profondamente cristiane”. Per questo, i nuclei
familiari devono essere “vere Chiese domestiche, focolai ardenti di fede e d’amore,
in cui pregare insieme”. In questo contesto, un incoraggiamento è stato rivolto ai
genitori: “Non abbiate paura che il Signore scelga uno dei vostri figli per farne
un sacerdote – ha detto il cardinale Hummes - Anzi: osate domandare a Dio la grazia
di una vocazione sacerdotale in famiglia. Scoprirete così che donare un prete alla
Chiesa è una vera benedizione”.
Molti di questi temi
sono stati ripresi dal prefetto della Congregazione per il Clero nel Messaggio mensile
di agosto rivolto a tutti i Presbiteri. Il porporato è tornato a parlare della crisi
delle vocazioni, soprattutto nel mondo occidentale, segnato “da un relativismo che
rifiuta ogni affermazione di una verità assoluta e trascendente, rovina i fondamenti
della morale e si chiude alla religione”. Un relativismo, ha continuato il cardinale
Hummes, accompagnato dal soggettivismo individualista che porta, alla fine, al nichilismo.
A poco vale il progresso scientifico e tecnologico, ha ribadito il porporato, se esso
non pone al centro il bene dell’uomo e se rimane privo di un umanesimo integrale.
Di
fronte a questo laicismo, tuttavia, ha concluso il cardinale Hummes, i presbiteri
non devono cedere al pessimismo e chiudersi “nelle trincee della resistenza”, ma devono
rispondere alla chiamata urgente della missione “ad gentes”. La società attuale non
va né temuta, né condannata, ma salvata: essa contiene i semi del Vangelo che i sacerdoti
devono diffondere in tutto il mondo, con gioia ed entusiasmo, sicuri della presenza
del Signore.