2009-08-03 14:33:47

Potenzialità e rischi dei social network: la riflessione di mons. Paul Tighe


Trovano ampia eco sulla stampa le dichiarazioni dell’arcivescovo di Westminter e primate d'Inghilterra e Galles, mons. Vincent Nichols, a proposito dei social network e del rischio di alienazioni e superficialità che hanno un legame con il numero di suicidi tra i giovani. Va detto che l’arcivescovo ha parlato del caso della ragazza di 15 anni che la scorsa settimana si è tolta la vita in Gran Bretagna dopo essere stata vittima di bullismo su una chat di un social network chiamato Bebo. In ogni caso, mons. Nichols ha sottolineato che i rischi sono legati a un uso eccessivo di questi strumenti di comunicazione così come di messaggini e email. Ma per una riflessione a partire dal punto di vista della Chiesa cattolica Fausta Speranza ha intervistato mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.RealAudioMP3

R. – Io sono venuto a Roma per la prima volta 25 anni fa; a quel tempo, per sentire i miei genitori era necessario recarsi in centro, a Piazza San Silvestro, presso la centrale telefonica italiana, aspettare mezz’ora e sperare di trovare una linea telefonica. Ora, invece, ricevo ogni mattina un sms dai miei genitori. E’ un esempio molto semplice di come i nuovi mezzi ci consentono di mantenere rapporti che, in altri tempi, non sarebbe stato possibile mantenere. E questa è una benedizione. Ci permettono anche di essere molto più informati sulle cose che accadono nel mondo, e questa è una potenzialità importante. Nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni di quest’anno, il Papa ha parlato in termini molto positivi della potenzialità dei mezzi per creare comunità e per aiutare i giovani a mantenere e sviluppare amicizie. Mi sembra importante non dimenticare questo aspetto, che è facile dare per scontato …

 
D. – Molto probabilmente, mons. Nichols dando per scontate tutte queste potenzialità che ha sottolineato il Papa, ha poi messo però l’accento su alcuni rischi …

 
R. – Sì: l’arcivescovo parla di un uso eccessivo. Nel caso di un uso eccessivo dei mezzi digitali ci può essere il rischio che venga un po’ frenata la possibilità di avere amicizie diciamo così “normali”. Ma anche questo è stato sottolineato dal Papa: ha detto che la comunicazione digitale potrebbe condurre a meno comunicazione a livello di famiglia, con gli amici, con i colleghi di lavoro.

 
D. – Senz’altro, trovarsi in un’occasione di incontro personale con una comunicazione anche non verbale è una ricchezza diversa …

 
R. – Diciamo che il concetto di amicizia, che è molto importante nel mondo del social network, è un concetto molto importante anche nella tradizione cattolica e cristiana. E’ bello che per i giovani sia tuttora molto importante il concetto di amicizia, ma è necessario essere attenti a non svuotare questo concetto. Quello che mi piace del discorso dell’arcivescovo Nichols è che ha fatto riferimento ad un concetto di amicizia che ha a che fare più con la quantità che non con la qualità: ci sono giovani che affermano di avere 200, 300 amici su Facebook, ma non è la stessa cosa di avere un vero amico che ti sta accanto, che ti capisce, che ti aiuta, che ti sfida, come anche succede spesso nella vita. Si riferiva, peraltro, ad un contesto molto particolare: c’è stato un caso, in Inghilterra, di una giovane che si è suicidata e sembra che abbia sofferto di una sorta di bullismo su un social network. Ecco perché mons. Nichols intendeva sottolineare alcuni rischi: una cosa che aveva già fatto il Papa, ricordando che quando trattiamo con le persone attraverso i nuovi mezzi della comunicazione dobbiamo essere sempre attenti a rispettare il prossimo. E questo è un aspetto fondamentale.

 
D. – E’ fondamentale in qualunque tipo di relazione …

 
R. – In qualsiasi rapporto! Diciamo che quello che il Papa ha fatto è aver riconosciuto l’importanza dei social network nella vita dei giovani di oggi, ma ha anche detto loro quanto sia importante non trascurare i loro valori personali, tra cui la fede. Ha detto che questi mezzi possono essere usati per condividere la fede e altro, sempre rapportandosi con rispetto alle persone con cui si sta dialogando.

 
D. – A proposito del problema dei suicidi, che purtroppo in Europa colpisce un numero alto di ragazzi: il problema non è né Facebook né gli sms e né le e-mail ma piuttosto è nella precarietà delle relazioni e anche nella precarietà della costruzione di se stessi. Nel momento in cui vengono meno le relazioni ci si può ritrovare con un senso di vuoto e incapaci di sostenere tutto ciò che la vita comporta, quindi tutta la bellezza ma anche tutta la complessità …

 
R. – Io credo che sia molto importante che la Chiesa cerchi di appoggiare la famiglia, perché la comunicazione all’interno della famiglia rimane fondamentale. Non si tratta di dire ai giovani che non possono avere contatti digitali con il social network, ma è necessario far sì che questi contatti non servano a separare il figlio o la figlia dalla vita normale della famiglia.







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