2009-08-03 15:29:40

Iran: Khamenei proclama Ahmadinejad presidente


Dopo settimane di manifestazioni, rivolte e scontri in tutto l’Iran, il presidente Mahmoud Ahmadinejad è stato confermato ufficialmente stamattina alla guida del Paese. È stato il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, ad annunciare in modo formale la rielezione, alla luce dei risultati delle presidenziali del 12 giugno scorso, fortemente contestate dall’opposizione. Sabato - tra le critiche degli oppositori - è cominciato il processo per i disordini che hanno provocato almeno 30 morti e portato all’arresto di oltre 2mila persone. Nonostante le tensioni, Ahmadinejad giurerà mercoledì alle Camere ed entro due settimane presenterà una lista dei ministri. Durante la cerimonia, il presidente non ha mancato di denunciare il coinvolgimento di certi Paesi stranieri nel fomentare le proteste delle scorse settimane. Ma a quali Stati sono rivolte tali accuse? Giada Aquilino lo ha chiesto al giornalista iraniano Ahmad Rafat, già presidente della Stampa Estera in Italia:RealAudioMP3

R. – Se guardiamo a quello che è successo in Iran e a ciò che hanno scritto nei giorni scorsi, penso che le parole di Ahmadinejad siano rivolte soprattutto alla Gran Bretagna e ai governi olandese e statunitense. Perché giorni fa il procuratore di Teheran ha citato alcune fondazioni di questi Paesi parlando del coinvolgimento in quella che loro chiamano la Rivoluzione di Velluto contro Ahmadinejad e Khamenei.

 
D. – I leader dell’opposizione Moussavi e Karroubi e l’ex presidente Rafsanjani non erano presenti alla cerimonia, ma da Moussavi - come pure dall’ex presidente riformista Khatami - sono giunte nuove critiche al processo contro gli oppositori al regime. Si parla di confessioni estorte ai manifestanti con la tortura...

 
R. – Questo pericolo che avrebbero estorto agli arrestati le confessioni con le pressioni, con le torture psichiche, piuttosto che fisiche, era già circolato ed era atteso. Conosco di persona alcune di queste persone che hanno confessato, tra cui il vice presidente di Khatami, Abtahi, e sinceramente devo dire che quando ho visto la sua faccia ieri in televisione, se non ci fosse stato il suo nome in sovrimpressione, non l’avrei riconosciuto.

 
D. – Ahmadinejad giurerà nelle prossime ore alle Camere, mentre la protesta corre su Internet. Su cosa si concentrerà questo secondo mandato, dopo la più grave crisi politica dal ’79 ad oggi?

 
R. – Un maggior protagonismo a livello internazionale e una riforma totale della cultura. Credo che ci sarà una stretta sul cinema, sugli scrittori, sui giornali. E un più ampio protagonismo sulla politica internazionale sarà un maggior sostegno a gruppi o formazioni estremiste, come Hamas ed Hezbollah, e un maggior scontro verbale con la comunità internazionale, che poi è ciò che ha caratterizzato il primo mandato di Ahmadinejad.

 
D. – La grande paura è sempre la bomba atomica. Quanto è reale questo timore?

 
R. – Che l’Iran lavori sul progetto di una bomba atomica ormai è certo. Per quanto riguarda i tempi, gli esperti parlano di un periodo che va da sei mesi a tre-cinque anni.

 
Pirati somali rilasciano due navi
Rimessi in libertà gli 11 marinai indonesiani nelle mani dei pirati somali dallo scorso 16 dicembre. Il rimorchiatore che si trovava vicino le coste dello Yemen sarebbe stato liberato dopo il pagamento di un riscatto. E un altro riscatto di 2,7 milioni di dollari ha portato al rilascio di una nave-container tedesca presa in ostaggio nell’aprile scorso con a bordo 5 tedeschi, tre russi, 2 ucraini e 14 filippini. Intanto oggi il primo ministro della Somalia Omar Abdirashid Ali Sharmarke ha assicurato al ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, un impegno personale nella trattativa per la liberazione del rimorchiatore Buccaneer sequestrato lo scorso 11 aprile dai pirati somali.

Nigeria
È salito ad almeno 780 morti il bilancio di cinque giorni di combattimenti fra esercito e integralisti islamici nel nord della Nigeria, a maggioranza musulmana. Lo riferisce la Croce Rossa precisando che si tratta ancora di cifre provvisorie. Intanto le autorità dello Stato africano hanno iniziato a seppellire in fosse comuni i cadaveri delle persone che non sono stati reclamati dalle famiglie.

Accuse contro il ministro degli Esteri israeliano Lieberman
Appropriazione indebita, riciclaggio di denaro e ostruzione alla giustizia. Sono le accuse della procura israeliana a carico del ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, leader del partito di destra radicale. Lieberman che rischia una pena di dieci anni di reclusione ha dichiarato che darà le dimissioni se sarà incriminato dal procuratore capo Mazuz. L’inchiesta contro Lieberman dura da circa dieci anni quando, prima di diventare ministro, avrebbe organizzato un meccanismo basato su diverse compagnie alle quali cambiava nome di volta in volta per incassare e ripulire milioni di dollari da destinare a se stesso e al partito.

Afghanistan
In vista delle elezioni presidenziali del 20 agosto non si ferma l’escalation di violenze in Afghanistan. Almeno 12 persone sono rimaste vittime di un attacco nel quartiere centrale di Herat, nell’ovest del Paese. Una trentina i feriti. Ferma la condanna del presidente afghano Hamid Karzai. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

Un ordigno fatto esplodere a distanza al passaggio delle forze di sicurezza. In Afghanistan ormai non passa giorno senza che si registrino attentati di questo genere. Oggi la guerriglia ha colpito in un quartiere centrale di Herat nell’ovest del Paese. L'obiettivo era il capo della polizia locale che stava spostandosi accompagnato da alcuni agenti. L’esplosione ha investito tutto il gruppo ma tra le 12 vittime ci sono ben 8 civili. 26 i feriti. L’attacco è avvenuto a soli 300 metri di distanza dalla base del comando italiano che opera nella provincia di Herat. Sul posto è infatti immediatamente intervenuta un’unità della folgore. E con l’avvicinarsi del voto si fanno sempre più energiche le condanne agli atti terroristici del presidente Karzai. “Con questo attacco – ha dichiarato il capo dello Stato - i terroristi non riusciranno a portare a buon fine i loro obiettivi inumani”. Karzai ha quindi ordinato alle forze di sicurezza di “aprire un’inchiesta e portare gli autori dell’attentato davanti ai tribunali”. Nelle stesse ore sono arrivate intanto le dichiarazioni del neosegretario della Nato Rasmussen che nella sua prima conferenza stampa dal suo insediamento, avvenuto il 31 luglio scorso, ha indicato l’Afghanistan fra le priorità dell’Alleanza Atlantica. La Nato resterà finché serve – ha detto - ma è necessario che tutta la comunità internazionale lavori come una squadra.

 
Honduras
Il presidente deposto dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha lasciato ieri la sua base in Nicaragua per quello che ha definito un “viaggio strategico” per Managua, dove incontrerà rappresentanti degli Stati Uniti, e Città del Messico, dove è stato invitato dal presidente Felipe Calderon. A Tegucigalpa, intanto, il capo del governo de facto, Roberto Micheletti, si è detto sorpreso dell’appoggio degli Stati Uniti al deposto Zelaya.

Nuovo attentato in Cecenia
Riprendono gli attentati contro le forze di polizia in Cecenia, cinque poliziotti sono morti in un’imboscata messa in atto ieri sera da militanti armati nel sud montagnoso della repubblica caucasica. Altri cinque uomini hanno riportato gravi ferite. Negli ultimi mesi in Cecenia e nelle altre due repubbliche caucasiche del Nord di Inguscezia e Daghestan c’è stato un forte aumento di attentati terroristici.

Georgia-Russia
Si riaccende la tensione tra Georgia e Russia. Tbilisi ha accusato ieri Mosca di dispiegare le proprie truppe nella repubblica separatista dell’Ossezia del Sud e di occupare nuovamente territorio georgiano. Le dichiarazioni giungono ad un anno dallo scoppio della guerra tra i due Paesi.

Arresti nello Xinjiang
Altre 319 persone sono state arrestate dalle autorità cinesi perché coinvolte nella rivolta della minoranza musulmana degli uighuri, scoppiata il 5 luglio a Urumqi, capitale della regione autonoma dello Xinjiang. Molte delle persone arrestate sono state rintracciate e identificate grazie a informazioni fornite dalla popolazione locale. Proprio ieri sera il leader di un gruppo denominato Partito islamico del Turkistan aveva diffuso su internet un video con un appello ai musulmani affinché attaccassero persone e attività cinesi per punire Pechino colpevole di aver compiuto un massacro di uighuri musulmani. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi)
 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 215

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