Concerto a Castel Gandolfo alla presenza di Benedetto XVI
Johann Sebastian Bach, Wolfgang Amadeus Mozart e Benjamin Britten: saranno loro i
protagonisti del concerto che oggi alle 18.00 l’Orchestra da Camera bavarese di Bad
Bruckenau terrà in onore di Papa Benedetto XVI nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.
In apertura, il saluto di don Kilian Kemmer, decano della prefettura di Hochstadt,
nell’arcidiocesi tedesca di Bamberg, in chiusura le parole del Papa agli artisti e
al direttore, l’oboista Albrecht Mayer. Ce ne parla Gabriella Ceraso:
(musica) Linguaggio
universale della bellezza, veicolo privilegiato di conoscenza, arte dal profondo valore
spirituale: è la musica nelle parole di Benedetto XVI, pianista e conoscitore raffinato
di quella che ha più volte definito “la sua compagna di viaggio”. Quale modo migliore,
dunque, che un concerto con gli autori tra i più amati dal Pontefice – Mozart e Bach
– per salutare il ritorno a Castel Gandolfo dopo il periodo trascorso nella bella
Valle d’Aosta, che ha tenuto però il Papa forzatamente lontano dalla tastiera? Protagonista
assoluto e insolito sarà l’oboe, in un clima festoso costruito dalla scelta del programma.
E il nome di Albrecht Mayer, quando si parla di oboisti, è d’obbligo. Sarà il giovane
maestro tedesco, primo oboe dei Berliner Philarmoniker, cresciuto nel coro della cattedrale
di Bamberga, a dirigere l’orchestra da camera bavarese di Bad Bruckenau, in un percorso
prima come oboe d’amore nel concerto BWW 1055 in La maggiore di Bach, innamorato del
timbro bucolico di questo strumento tanto da usarlo in circa 60 lavori, e poi come
oboe solista, nel concerto in Do maggiore KW 314 di Mozart: autore che è riuscito
ad elevare lo strumento al massimo delle sue capacità espressive in grazia e poesia.
E per i più attenti, nel finale anche un cenno al “Ratto del serraglio”. Tra
i due lavori, incursione nel Novecento con la deliziosa “Simple Synphony” dell’appena
21.enne inglese Benjamin Britten, in cui confluiscono anche – rielaborati – brani
giovanili: idee originali – dice l’autore, introducendo la partitura – che meritano
di essere conservate. Dunque, semplicità non nel senso di facile esecuzione, ma di
chiarezza nella struttura, elemento caratteristico insieme alla trattazione giocosa
del materiale, in cui ritornano spesso spunti di danza. Tanti particolari che, di
certo, l’attento Pontefice non mancherà di cogliere sorprendendo probabilmente – come
ha già fatto tante volte – gli addetti ai lavori. (musica)