Repubblica Centrafricana: migliaia gli sfollati senza riparo né acqua
Non hanno un riparo, né acqua, ancora meno medicinali e cibo le centinaia di famiglie
sfollate nei dintorni di Birao, nella Repubblica Centraficana, dopo gli scontri di
giugno. L’allarme è stato espresso da Catherine Bragg, vice-coordinatrice per gli
Affari umanitari dell’Onu, in visita nella regione settentrionale per valutare la
situazione. Dopo un anno di relativa calma, la situazione nel nord del Centrafrica
è tornata a preoccupare il mese scorso a seguito di alcuni attacchi di forze ribelli
a Birao, con un bilancio di 27 morti, 600 abitazioni incendiate e un numero di nuovi
sfollati che oscilla fra 3000 e 4000. “Nel 2006 e 2007 – ricorda alla Misna Nick Imboden,
portavoce dell’Ocha (Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari)
– il conflitto tra militari e vari gruppi ribelli aveva causato la fuga di civili
da numerosi villaggi, regolarmente attaccati e saccheggiati. Molti vivono ancora oggi
nella boscaglia, in condizioni difficili, senza poter coltivare le loro terre e con
la paura di essere di nuovo oggetto di violenze”. Secondo dati aggiornati dell’Ocha,
ci sono in Centrafrica 125.600 sfollati interni e oltre 138.000 rifugiati in Ciad,
Sudan e Camerun. “Queste persone – ha aggiunto Imboden – hanno sopratutto bisogno
di protezione e di un periodo di pace e stabilità per poter tornare a vivere una vita
normale e coltivare le loro terre”. Nella zona, una delle più povere del mondo, è
presente un contingente delle Nazioni Unite, la Minurcat – anche dispiegato dal lato
ciadiano del confine – il cui mandato prevede proprio il ripristino delle condizioni
di sicurezza a scopo umanitario. Lo stesso inviato Onu nella regione, Victor da Silva
Angelo, ha deplorato davanti al Consiglio di Sicurezza la lentezza di dispiegamento
della missione, che non ha ancora raggiunto la metà dei suoi effettivi (5500 uomini).
(V.V.)