2009-07-29 10:12:54

"Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato": il tema del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace 2010. Intervista col cardinale Martino


Il prossimo messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, che si celebrerà il primo gennaio 2010, sarà dedicato al tema: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. “Il tema – rende noto un comunicato del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace - intende sollecitare una presa di coscienza dello stretto legame che esiste nel nostro mondo globalizzato e interconnesso tra salvaguardia del creato e coltivazione del bene della pace. Tale stretto e intimo legame è, infatti, sempre più messo in discussione dai numerosi problemi che riguardano l’ambiente naturale dell’uomo, come l’uso delle risorse, i cambiamenti climatici, l’applicazione e l’uso della biotecnologie, la crescita demografica. Se la famiglia umana non saprà far fronte a queste nuove sfide con un rinnovato senso della giustizia ed equità sociali e della solidarietà internazionale – aggiunge il comunicato - si corre il rischio di seminare violenza tra i popoli e tra le generazioni presenti e quelle future”.

“Seguendo le preziose indicazioni contenute ai numeri 48-51 della Lettera Enciclica Caritas in veritate – sottolinea il dicastero vaticano - il messaggio papale sottolineerà l’urgenza che la tutela dell’ambiente deve costituire una sfida per l’umanità intera: si tratta del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo, destinato a tutti, impedendo che si possa fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri come si vuole. È una responsabilità – prosegue il testo - che deve maturare in base alla globalità della presente crisi ecologica e alla conseguente necessità di affrontarla globalmente, in quanto tutti gli esseri dipendono gli uni dagli altri nell’ordine universale stabilito dal Creatore”.

“Se si intende coltivare il bene della pace – afferma il dicastero della Santa Sede - si deve favorire, infatti, una rinnovata consapevolezza dell’interdipendenza che lega tra loro tutti gli abitanti della terra. Tale consapevolezza concorrerà ad eliminare diverse cause di disastri ecologici e garantirà una tempestiva capacità di risposta quando tali disastri colpiscono popoli e territori. La questione ecologica – conclude il comunicato - non deve essere affrontata solo per le agghiaccianti prospettive che il degrado ambientale profila: essa deve tradursi, soprattutto, in una forte motivazione per coltivare la pace”.

Sulla tematica ascoltiamo il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, al microfono di Sergio Centofanti:RealAudioMP3

R. – Negli ultimi 30 anni specialmente, da quando le Nazioni Unite hanno convocato la prima Conferenza sull’ambiente a Stoccolma nel 1972, la Santa Sede ha mostrato il proprio interesse e preoccupazione per il creato: naturalmente, la protezione del creato, dell’ambiente, è essenziale per lo sviluppo economico e sociale. Una maniera di proteggere l’ambiente consiste anche nel proteggere il diritto dei popoli ad una crescita umana integrale.
 
D. – Il messaggio inviterà ad affrontare queste sfide “con un rinnovato senso di giustizia e di solidarietà internazionale”…
 
R. - E’ proprio la ragione del titolo: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Prendiamo il caso dell’acqua: se non si gestisce bene la risorsa acqua può essere fonte di conflitti. Il creato deve essere goduto da tutti perché il Signore lo ha dato a tutti: l’aiuto allo sviluppo così non deve essere un’elemosina.
 
R. - Nel vostro comunicato fate riferimento fra le altre sfide anche alla questione della crescita demografica…
 
R. - Si è tanto insultata la crescita demografica come causa di sottosviluppo e invece tutti quelli che propugnavano questa tesi si devono ricredere: prima di tutto perché l’andamento demografico in moltissimi Paesi è diminuito a tal punto che la nascita di bambini non raggiunge nemmeno la quota di rimpiazzo. Questo vuol dire che in questi Paesi ci sarà una popolazione di vecchi, mentre negli altri Paesi che hanno avuto una crescita demografica, questa non è stata un elemento di sottosviluppo. Vediamo l’India; questa nazione adesso conta un miliardo e trecento milioni di abitanti. Ecco perché la crescita demografica è piuttosto elemento di sviluppo che di sottosviluppo.







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