Nigeria: oltre 40 morti in scontri tra forze dell'ordine e milizie islamiche
Oltre 40 persone sono rimaste uccise oggi in Nigeria in seguito a nuovi combattimenti
tra forze dell'ordine ed estremisti islamici. Da domenica le vittime delle violenze
sono salite ad oltre 300. Secondo mons. Emmanuel Badejo, direttore della Commissione
per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale nigeriana, “non ci sono cristiani
coinvolti” negli scontri che stanno sconvolgendo il nord del Paese. Secondo quanto
riportato dall’Agenzia Sir, il presule ha riferito che “i leader religiosi hanno chiesto
al governo di dare protezione ai cittadini che rispettano la legge e alle strutture
religiose”. Sulle ragioni delle violenze in Nigeria, ascoltiamo Enrico Casale,
della rivista “Popoli”, intervistato da Giada Aquilino:
R. – All’interno
del Paese si confrontano due grosse culture: quella islamica, di matrice araba, e
quella più africana. A nord gli Stati sono a maggioranza islamica, mentre al sud sono
a maggioranza cristiana-animista. Il confronto tra queste due culture spesso sfocia
in uno scontro determinato soprattutto dalle condizioni di estrema povertà in cui
vivono le popolazioni. D. – Gli estremisti islamici chiedono
l’applicazione della sharia anche nelle zone dove i musulmani non sono la maggioranza
della popolazione. Cosa significa soprattutto per il sud? R.
– Potrebbe significare un’emarginazione delle popolazioni cattoliche, anglicane e
protestanti. D. – Proprio il sud del Paese è ricco di petrolio.
Che interessi ci sono? R. – La Nigeria è uno dei maggiori produttori
mondiali di petrolio e si contende con l’Angola il primato africano. Questo attrae
ovviamente le multinazionali petrolifere e porta ad uno sfruttamento intensivo dei
pozzi - che sono collocati soprattutto sul Golfo di Guinea - a condizioni veramente
dure. Molte di queste multinazionali non rispettano le più elementari norme di tutela
ambientale. L’inquinamento ha determinato un peggioramento delle condizioni – già
durissime – della popolazione. E questa situazione è sfociata poi in una ribellione
guidata dal Mend, i ribelli del Delta del Niger. D. – I vescovi
locali hanno espresso il timore che i disordini di questi giorni si estendano anche
ad altre zone del Paese. Cosa serve, oggi, alla Nigeria per una pacificazione? R.
– Probabilmente serve maggior democrazia e meno corruzione. Quindi una maggior distribuzione
di risorse, anche alle popolazioni più povere, potrebbe aiutare a stemperare le punte
più acute di tensione all’interno della Nigeria. D. – In questo
processo la Chiesa che ruolo può avere? R. – La Chiesa ha un
ruolo importante. Potrebbe essere un’autorità morale, attiva nel combattere la corruzione
che è diffusissima nel Paese, e poi una possibile mediatrice tra i diversi movimenti
più moderati e disposti al dialogo.