2009-07-29 15:38:27

Nigeria: oltre 40 morti in scontri tra forze dell'ordine e milizie islamiche


Oltre 40 persone sono rimaste uccise oggi in Nigeria in seguito a nuovi combattimenti tra forze dell'ordine ed estremisti islamici. Da domenica le vittime delle violenze sono salite ad oltre 300. Secondo mons. Emmanuel Badejo, direttore della Commissione per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale nigeriana, “non ci sono cristiani coinvolti” negli scontri che stanno sconvolgendo il nord del Paese. Secondo quanto riportato dall’Agenzia Sir, il presule ha riferito che “i leader religiosi hanno chiesto al governo di dare protezione ai cittadini che rispettano la legge e alle strutture religiose”. Sulle ragioni delle violenze in Nigeria, ascoltiamo Enrico Casale, della rivista “Popoli”, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – All’interno del Paese si confrontano due grosse culture: quella islamica, di matrice araba, e quella più africana. A nord gli Stati sono a maggioranza islamica, mentre al sud sono a maggioranza cristiana-animista. Il confronto tra queste due culture spesso sfocia in uno scontro determinato soprattutto dalle condizioni di estrema povertà in cui vivono le popolazioni.
 
D. – Gli estremisti islamici chiedono l’applicazione della sharia anche nelle zone dove i musulmani non sono la maggioranza della popolazione. Cosa significa soprattutto per il sud?
 
R. – Potrebbe significare un’emarginazione delle popolazioni cattoliche, anglicane e protestanti.
 
D. – Proprio il sud del Paese è ricco di petrolio. Che interessi ci sono?
 
R. – La Nigeria è uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio e si contende con l’Angola il primato africano. Questo attrae ovviamente le multinazionali petrolifere e porta ad uno sfruttamento intensivo dei pozzi - che sono collocati soprattutto sul Golfo di Guinea - a condizioni veramente dure. Molte di queste multinazionali non rispettano le più elementari norme di tutela ambientale. L’inquinamento ha determinato un peggioramento delle condizioni – già durissime – della popolazione. E questa situazione è sfociata poi in una ribellione guidata dal Mend, i ribelli del Delta del Niger.
 
D. – I vescovi locali hanno espresso il timore che i disordini di questi giorni si estendano anche ad altre zone del Paese. Cosa serve, oggi, alla Nigeria per una pacificazione?
 
R. – Probabilmente serve maggior democrazia e meno corruzione. Quindi una maggior distribuzione di risorse, anche alle popolazioni più povere, potrebbe aiutare a stemperare le punte più acute di tensione all’interno della Nigeria.
 
D. – In questo processo la Chiesa che ruolo può avere?
 
R. – La Chiesa ha un ruolo importante. Potrebbe essere un’autorità morale, attiva nel combattere la corruzione che è diffusissima nel Paese, e poi una possibile mediatrice tra i diversi movimenti più moderati e disposti al dialogo.







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