Missione del Consiglio Mondiale delle Chiese nel Kivu
"C'è tanta speranza nella Repubblica Democratica del Congo che presto le armi tacciano,
ma la scia di violenza, di soprusi e di violazione dei diritti umani obbligano le
Chiese a intervenire per porre fine a questa lunga scia di violenza". Sono le parole
di Kyanza Disma, della Chiesa di Cristo in Congo. "Ci sono diversi gruppi armati locali,
forze armate internazionali, militari stranieri - ha sottolineato Disma, membro della
delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) in visita nella Repubblica
Democratica del Congo - ma l'esercito nazionale, che ha il compito di proteggere la
popolazione civile, ha le sue colpe". La visita della delegazione del Wcc ha avuto
come obiettivo quello di "toccare con mano" la situazione in cui sono costrette a
vivere migliaia di persone, ascoltare i drammi familiari e portare solidarietà alla
popolazione. "Coloro che necessitano di aiuto - hanno spiegato i funzionari delle
Chiese del Wcc - sono vittime di torture, sfollamenti, stupri, rapimenti o addirittura
di omicidio. Le Chiese stanno cercando in tutti modi di dare un supporto a queste
persone fornendo sostegno finanziario, beni di prima necessità e medicine". Intanto
nel Paese la situazione stenta a migliorare: secondo le stime provvisorie dell’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) almeno 35mila persone sono
fuggite dalla piana del fiume Ruzizi, al confine fra Repubblica Democratica del Congo,
Rwanda e Burundi. Queste persone sarebbero scappate a seguito alla recente campagna
militare del governo, chiamata Kimia-II, iniziata il 12 luglio nel territorio di Uvira,
nel Sud Kivu, e volta al disarmo forzato delle cosiddette Forze Democratiche di Liberazione
del Rwanda (Fdlr) e dei loro alleati miliziani locali. Sale quindi a 536mila il numero
totale di civili fuggiti nel Sud Kivu dal gennaio 2009 come risultato degli scontri
tra le forze governative e i ribelli ruandesi e delle rappresaglie contro i civili,
mentre a causa delle violenze e degli scontri, il numero totale di sfollati nella
Repubblica Democratica del Congo orientale è di un milione e 800mila. “A causa della
mancanza di accesso e della scarsa sicurezza - spiega l’Unhcr - è molto difficile
accertare l’entità degli ultimi movimenti forzati”. Finora l’agenzia Onu ha provvisoriamente
pre-registrato circa 20mila persone lungo l’asse Luberizi-Kamanyola, al confine con
il Burundi. L’agenzia Onu per i rifugiati esprime infine il timore che “i rinnovati
scontri nel Sud Kivu possano avere un impatto negativo sul rimpatrio volontario organizzato
dall’Unhcr di rifugiati congolesi dalla Tanzania, la maggior parte dei quali sono
originari di quella provincia”. (V.V.)