2009-07-29 15:39:59

Missione del Consiglio Mondiale delle Chiese nel Kivu


"C'è tanta speranza nella Repubblica Democratica del Congo che presto le armi tacciano, ma la scia di violenza, di soprusi e di violazione dei diritti umani obbligano le Chiese a intervenire per porre fine a questa lunga scia di violenza". Sono le parole di Kyanza Disma, della Chiesa di Cristo in Congo. "Ci sono diversi gruppi armati locali, forze armate internazionali, militari stranieri - ha sottolineato Disma, membro della delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) in visita nella Repubblica Democratica del Congo - ma l'esercito nazionale, che ha il compito di proteggere la popolazione civile, ha le sue colpe". La visita della delegazione del Wcc ha avuto come obiettivo quello di "toccare con mano" la situazione in cui sono costrette a vivere migliaia di persone, ascoltare i drammi familiari e portare solidarietà alla popolazione. "Coloro che necessitano di aiuto - hanno spiegato i funzionari delle Chiese del Wcc - sono vittime di torture, sfollamenti, stupri, rapimenti o addirittura di omicidio. Le Chiese stanno cercando in tutti modi di dare un supporto a queste persone fornendo sostegno finanziario, beni di prima necessità e medicine". Intanto nel Paese la situazione stenta a migliorare: secondo le stime provvisorie dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) almeno 35mila persone sono fuggite dalla piana del fiume Ruzizi, al confine fra Repubblica Democratica del Congo, Rwanda e Burundi. Queste persone sarebbero scappate a seguito alla recente campagna militare del governo, chiamata Kimia-II, iniziata il 12 luglio nel territorio di Uvira, nel Sud Kivu, e volta al disarmo forzato delle cosiddette Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (Fdlr) e dei loro alleati miliziani locali. Sale quindi a 536mila il numero totale di civili fuggiti nel Sud Kivu dal gennaio 2009 come risultato degli scontri tra le forze governative e i ribelli ruandesi e delle rappresaglie contro i civili, mentre a causa delle violenze e degli scontri, il numero totale di sfollati nella Repubblica Democratica del Congo orientale è di un milione e 800mila. “A causa della mancanza di accesso e della scarsa sicurezza - spiega l’Unhcr - è molto difficile accertare l’entità degli ultimi movimenti forzati”. Finora l’agenzia Onu ha provvisoriamente pre-registrato circa 20mila persone lungo l’asse Luberizi-Kamanyola, al confine con il Burundi. L’agenzia Onu per i rifugiati esprime infine il timore che “i rinnovati scontri nel Sud Kivu possano avere un impatto negativo sul rimpatrio volontario organizzato dall’Unhcr di rifugiati congolesi dalla Tanzania, la maggior parte dei quali sono originari di quella provincia”. (V.V.)







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