2009-07-28 14:52:44

La denuncia di Msf: grave la situazione degli immigrati a Malta. Intervista con Gabriele Santi


Ogni mese sono centinaia i migranti che finiscono il loro viaggio nei Centri di detenzione sull’isola di Malta, dove sono costretti a vivere in condizioni difficilissime con gravi conseguenze sul loro stato di salute. A lanciare l’allarme è Medici Senza Frontiere (Msf), che denuncia il trattamento disumano a cui gli immigrati sono sottoposti e le costanti violazioni dei loro diritti. Ma qual è attualmente la situazione nei centri dove opera l’organizzazione umanitaria? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Gabriele Santi, coordinatore del progetto di Msf a Malta:RealAudioMP3

R. - Noi siamo in un solo centro in questo momento e qui a Malta ce ne sono tre. Quest’anno, Medici Senza Frontiere era uscita dai centri di detenzione, visto che le condizioni di vita erano pessime e c’erano grosse difficoltà da parte dei nostri operatori medici di fare il loro lavoro.

 
D. - Di quali difficoltà si tratta?

 
R. - La difficoltà principale riguardava il fatto che erano centri nei quali c’era troppa gente e i livelli di igiene erano molto bassi. Inoltre, c’era l’impossibilità di dare i farmaci dopo la consultazione e non c’era nemmeno spazio per un centro di isolamento in caso di malattie infettive. Venivano messi nelle gabbie sia donne incinte, che bambini e adulti.

 
D. - Medici Senza Frontiere ha pubblicato in aprile il Rapporto nel quale si denunciano queste terribili condizioni di vita cui i migranti sono sottoposti, così come le violazioni dei diritti umani. E’ cambiato qualcosa in questi mesi?

 
R. - Da allora, abbiamo avuto un periodo di negoziazione con il governo maltese e abbiamo raggiunto un accordo sul nostro rientro in un centro che si chiama “Ta’kandja”, che è una sorta di centro di ricezione. Prima di tutto, siamo ritornati perché qui non c’era nessuna attività medica e in secondo luogo perché alcune nostre richieste sono state indirizzate: abbiamo avuto a disposizione una clinica e poi abbiamo la possibilità di fornire i farmaci immediatamente dopo la consultazione. Qui le condizioni di vita sono migliori, perché comunque c’è un numero sufficiente di docce e di bagni.

 
D. - Come arrivano gli immigrati dopo i cosiddetti “viaggi della speranza”, come sono ridotti?

 
R. - Un buon 60 per cento di casi parte da situazioni di contesti di guerra o di oppressione. Devono, comunque, sopportare un viaggio traumatico. Devono affrontare la detenzione in Libia e arrivati qui a Malta, per esempio, devono anche affrontare la detenzione e finché poi non venga verificato il loro status rimangono in detenzione.

 
D. - Qual è la denuncia e l'appello che oggi leva Medici senza frontiere?

 
R. - La questione riguarda tutti i respingimenti delle barche, che vengono rimandate in Libia perché, non avendo siglato la Convenzione di Ginevra, la Libia praticamente non riconosce a nessuno lo status di rifugiato. Molte di queste persone però, soprattutto i somali, vengono da contesti di guerra e hanno bisogno di protezione umanitaria e molti altri che vengono, per esempio, dall’Eritrea rischiano la vita se tornano nel loro Paese.







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