Il Rapporto "Osservasalute Ambiente 2008": il benessere del corpo e delle risorse
naturali vanno controllati e tutelati in parallelo
E’ stato presentato oggi presso il Policlinico Gemelli di Roma, il primo Rapporto
"Osservasalute Ambiente2008". Un volume di 15 pagine fa per la prima volta il punto
sullo stato di salute dell’ambiente nel quale viviamo in relazione allo stato di salute
della popolazione. Autori del Rapporto, il prof. Antonio Azàra, dell’Istituto di Igiene
e Medicina preventiva dell’Università di Sassari, e il dott. Umberto Moscato, dell’Istituto
di Igiene dell'Università Cattolica di Roma. Al microfono di Eliana Astorri,
il prof.Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto d’Igiene della Facoltà
di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma e coordinatore
dell’Osservatorio nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane, spiega i contenuti
del Rapporto: R.
- Viene analizzato lo stato dell’ambiente in Italia e le sue correlazioni con la salute
dei cittadini. Questo perché, negli ultimi anni, abbiamo visto con il Rapporto Osservasalute
un costante deterioramento delle condizioni ambientali in Italia ed una risposta molto
diseguale nelle regioni a queste minacce ambientali.
D.
- Quali sono i temi che più di altri caratterizzano questo studio?
R.
- Abbiamo analizzato le grandi matrici ambientali - cioè aria, acqua, rifiuti, rumore
e radiazioni - e abbiamo visto che sostanzialmente queste sono in qualche modo le
minacce più forte alla salute degli italiani e a queste minacce si risponde in maniera
molto diseguale: anzitutto misurandole meglio o peggio, perché ci sono Regioni italiane
che, di fatto, non hanno attivato neanche i sistemi di misurazione e poi danno delle
risposte differenziate.
D. - Ci sono grandi differenze
fra il nord ed il sud del Paese per quanto riguarda le conseguenze sulla nostra salute
a causa delle condizioni ambientali?
R. - Direi che,
contrariamente al solito in cui c’è questa differenza tra nord e sud, qui la differenza
è molto più variegata. L’Italia è veramente a "macchia di leopardo", perché di fatto
ci sono anche regioni del nord che magari gestiscono bene i propri rifiuti e poi hanno
problemi con l’acqua potabile - penso al Veneto - o con l’aria atmosferica, penso
alla Lombardia. Il nostro invito, quindi, è questo: provare, partendo da questi dati,
a creare una grande alleanza tra il Ministero dell’ambiente, le agenzie regionali
ambientali - che si occupano d’ambiente ma non di salute - e le aziende sanitarie
locali, il Ministero della salute, che si occupa di salute ma non di ambiente. E’
chiaro che queste due cose bisogna affrontarle insieme e poi vanno affrontate insieme
alle Regioni, perché è assolutamente inutile che una Regione sia virtuosa nel proprio
territorio quando la regione confinante invece non lo è. L’aria e l’acqua non hanno
confini e c’è perciò bisogno che questi tre attori parlino insieme, cosa che al momento
non succede.
D. - Concretamente, come si effettua
uno studio che mette in relazione lo stato di salute dell’ambiente e le conseguenze
sulla nostra salute, attraverso quali dati si collegano i due aspetti?
R.
- I dati sono quelli degli inquinanti ambientali e dei risultati in termini di salute,
o meglio di malattia. Devo dire che anche questo, in Italia, lo scenario è particolarmente
difficile. Ogni tanto, si sente parlare di quella grande centrale idroelettrica, di
quelle antenne per i telefonini o di quelle radiotelevisive che possono provocare
alterazioni. La realtà è che - data la differenza che ho detto prima, cioè l’estraneità
di chi si occupa di ambiente rispetto a chi si occupa di salute - molto spesso questi
studi sono difficili se non impossibili, mentre sono necessari perché l’ambiente,
dopo l’alimentazion, i comportamenti e gli stili di vita, è il terzo fattore che determina
la salute dei cittadini.