Nuove tensioni sociali in Argentina: appello al dialogo da governo e vescovi
Cresce la tensione sociale in Argentina: di fronte alle difficoltà economiche e politiche
e all’inasprirsi delle proteste e delle agitazioni sindacali, il presidente Cristina
Fernández de Kirchner ha lanciato un appello “al più ampio dialogo fra tutti i settori
della nazione”. Il servizio di Luis Badilla.
La situazione
del Paese non è confortante: l’economia è di nuovo in una situazione critica: in crescita
la fuga di capitali, mancano gli investimenti, aumenta in modo costante la disoccupazione,
mentre cresce la tensione e la conflittualità sociale. L’appello del capo di Stato
segue la sconfitta elettorale del 28 giugno scorso: la signora Fernández de Kirchner
si è vista costretta a cambiare il suo ministro dell’Economia e altri alti funzionari.
D’altro canto la Chiesa cattolica argentina sta
affermando da anni la necessità di un dialogo: con una nota della Commissione nazionale
‘Giustizia e Pace’ della Conferenza episcopale, “riconosce l’importanza specifica
di uno spazio per il dialogo tra i legittimi rappresentanti dei settori imprenditoriali,
sindacali, agricoli e della società civile” ed esorta tutti ad accogliere quest’invito
per “dare un contributo con proposte concrete che permettano di arricchire l’opera”
dei poteri pubblici. La nota riflette su “alcune convinzioni che potrebbero ottimizzare”
questo dialogo, osservando innanzitutto che questo percorso deve essere riconosciuto
come mezzo per “costruire insieme una patria di fratelli” a “difesa anche della democrazia
rappresentativa e partecipativa”, come unico cammino di collaborazione vera tra “la
società civile, le strutture politiche e il potere legislativo”. Tale dialogo, secondo
la Chiesa argentina, deve avere come orizzonte il “rispetto della dignità della persona
umana e la ricerca del bene comune, fondamenti ultimi delle azioni del governo a livello
nazionale, provinciale e municipale”.
La nota ribadisce
quanto affermato in passato, in particolare dopo l’ultima plenaria e poi in un incontro
dell’episcopato con il presidente Fernández de Kirchner, e cioè la priorità di “operare
a favore dell’inclusione sociale” e di “rinforzare le convergenze” per allontanare
così le tentazioni che tendono a privilegiare “le differenze e gli interessi settoriali
e corporativi”. Per i vescovi argentini, il “dialogo onesto, trasparante, rispettoso
e basato sulla fiducia reciproca (…) riconosce le diversità di opinioni e di opzioni”
e contribuisce a “tener conto della visione dell’altro”. Se così impostata, la “nuova
tappa” del dialogo di cui parla il presidente della Repubblica deve anche servire
al rifiuto di “qualsiasi tipo di violenza morale, intellettuale e fisica” specialmente
nell’ambito “dei conflitti sociali”.
Infine, la
nota della Commissione episcopale propone alcune importanti aree “dove dovrebbe essere
possibile identificare consensi in favore di politiche pubbliche”: educazione, salute,
giustizia e sicurezza cittadina, riforme sociali e politiche, ammodernamento dello
Stato, ambiente, settore agricolo, libertà e responsabilità dei cittadini, ecc. Si
tratta - conclude il documento - di far sì che gli argentini, attraverso il “dialogo
costruttivo” e “la partecipazione attiva”, possano diventare “oltre che abitanti anche
e soprattutto cittadini”, l’unica via per arrivare ad una “Patria senza esclusioni
ed esclusi”.