2009-07-27 13:56:57

Accorato appello degli istituti missionari ai vescovi italiani: vocazioni missionarie in costante calo


“Aiutateci a riconoscerci come patrimonio ecclesiale proprio delle vostre diocesi”, considerando i missionari “una risorsa anche per la Chiesa italiana” e promuovendo “la vocazione missionaria con la stessa convinzione con cui si promuovono le vocazioni sacerdotali e quelle religiose”. Queste, alcune delle richieste contenute nella lettera che gli istituti missionari aderenti alla Cimi (Conferenza degli istituti missionari in Italia) hanno inviato a tutti i vescovi italiani per fare il punto sulla situazione attuale. Il documento è stato firmato da padre Alberto Pelucchi, presidente Cimi, e da suor Carmela Coter, vice-presidente. Alla Cimi aderiscono tra gli altri, Pime, Comboniani, Consolata, Saveriani, Francescane missionarie di Marie, Padri Bianchi. Nella lettera, riferisce il Sir, i missionari italiani manifestano alcune difficoltà: “il numero dei nostri missionari e missionarie di origine italiana è in continuo calo; le vocazioni sono rare, le nostre comunità sono sempre più composte da persone anziane rientrate per ragioni di età e salute. La nostra stessa identità missionaria, all'interno del mondo ecclesiale italiano, conosce delle connotazioni un po' confuse”. Tra le richieste, quella di valorizzare i missionari rientrati in Italia, ad esempio facendo in modo che le comunità diventino dei “centri di spiritualità missionaria dove ogni cristiano possa riconoscere e assimilare l'amore di Dio per il mondo, in particolare i piccoli, gli ultimi, gli immigrati”. I missionari chiedono di “qualificare ulteriormente” i Centri missionari diocesani, e si propongono per dare un “contributo di esperienza” a “stranieri di altre religioni e in situazioni particolarmente degradate di povertà ed emarginazione”. (A.D.G.)







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