Usa: dibattito acceso sulla riforma sanitaria. La posizione della Chiesa
E’ sempre più acceso il dibattito sulla riforma sanitaria negli Stati Uniti. La riforma
del sistema sanitario – ha detto nei giorni scorsi il presidente Barack Obama - è
centrale per l’economia statunitense e per uscire dalla crisi. I vescovi statunitensi,
da parte loro, hanno sottolineato che “una sana riforma sanitaria che rispetti la
vita e la dignità di tutti è un imperativo morale”. Ascoltiamo Cathy Sailey,
direttore per lo sviluppo sociale del dipartimento di giustizia, pace e sviluppo sociale
della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. L'intervista è di Emer McCarthy,
della redazione inglese della nostra emittente:
R. – There’s
actually consensus among everybody that the Health Care System needs … In
questo momento tutti sono d’accordo sul principio che il sistema sanitario debba essere
riformato ma è anche vero che il consenso si ferma a questo punto. Ora si tratta di
considerare come ci si arriva alla riforma e chi sarà tutelato: questo è l’oggetto
del dibattito. Poi ci si chiede come pagarlo: non stiamo parlando di miliardi di dollari,
ma di migliaia di miliardi di dollari. Sono queste le cifre di cui si parla oggi!
I vescovi, in un loro comunicato, hanno detto che è necessario creare un sistema con
un finanziamento trasparente, in modo che i costi possano essere suddivisi equamente
e in maniera trasparente tra i contribuenti, che si tratti di fornitori di servizi,
ospedali, pazienti, utenti, compagnie assicurative o del governo stesso. Ciascuno
ha il proprio ruolo, ma tutto deve avvenire con giustizia. C’è un grande dibattito,
perfino tra gli stessi Democratici, sulla domanda: come si pagherà, questa riforma?
D.
– Un altro aspetto è quello dei poveri e degli immigrati regolarizzati …
R.
– Right now, there is a five-year bar on legally present immigrants … Attualmente,
esiste un divieto di accesso all’assistenza medica di cinque anni per gli immigrati
presenti legalmente negli Stati Uniti. Questo rientra nel programma per i poveri.
I vescovi sostengono l’assistenza medica per tutti, indipendentemente dal fatto che
qualcuno sia qui con lo status di legalità o senza, indipendentemente dal fatto che
essi lavorino o no, e dal luogo dove sono nati … Invece la realtà politica ci dice
che ottenere copertura per immigranti clandestini è pressoché impossibile. Però si
deve ottenere almeno una copertura medica per gli immigrati legali, che vivono la
stessa realtà dei cittadini americani: pagano le tasse, hanno i documenti in regola
e via dicendo. Si deve almeno creare un via libera per coloro che sono qui legalmente.
D.
– Un altro ambito nel quale c’è dissenso è ovviamente quello dell’eventualità che
i fondi provenienti dalle tasse possano essere utilizzati per finanziare gli aborti.
Qual è la posizione a questo proposito nell’attuale dibattito sulla riforma del sistema
sanitario nazionale?
R. – It’s a contentious issue.
In the United States, of course, abortion is legal … Questo è un argomento
controverso. E’ noto che, negli Stati Uniti, l’aborto è legale. In questo momento
e con la legislazione attuale, negli Stati Uniti, ci sono due leggi in particolare:
una si chiama “Hyde Amendment” e vieta il finanziamento pubblico dell’aborto in tutti
i maggiori programmi sanitari. E questo ha trovato consenso negli Stati Uniti: pur
essendo legale, l’aborto non può essere finanziato con fondi pubblici, non si possono
costringere i contribuenti a pagare per l’aborto di qualcun altro. Poi, dal 2004,
abbiamo anche il “Welden Amendment” che introduce l’obiezione di coscienza ai fornitori
di servizi, alle organizzazioni, agli ospedali o anche agli individui, come ai medici.
Fa sì che non possano essere discriminati per il fatto di rifiutarsi di eseguire un
aborto: ci aspettiamo che queste leggi possano essere inglobate nel pacchetto-sanità
e che nessun fornitore di servizi possa essere obbligato a eseguire aborti o pagare
per essi.