Stasera, apertura straordinaria dei Musei Vaticani dalle 19 alle 23, con l'ultimo
ingresso alle 21.30
Godere di una speciale serata tra la Cappella Sistina e le Stanze di Raffaello, ammirando
alcune tra le più straordinarie opere dell’arte mai prodotte dall’uomo. E’ quanto
promettono i Musei Vaticani con l’annunciata apertura straordinaria di questa sera.
I visitatori che si prenoteranno potranno entrare nei Musei tra le 19 e le ore 23,
con l’ultimo ingresso alle ore 21.30. Il percorso tipo includerà, oltre alla Sistina
e alle Stanze raffaellesche, il Cortile Ottagono, le Gallerie Superiori dei Musei
Vaticani e quelle della Biblioteca Apostolica. In questo servizio, Alessandro De
Carolis ripercorre brevemente i 500 anni di storia dei Musei Vaticani:
(musica)
Un
provvidenziale colpo di zappa. Quell’eccezionale, ricchissima e variegata raccolta
di opere che va sotto il nome di Musei Vaticani deve la sua nascita al colpo sul terreno
dato da un contadino che il 14 gennaio 1506 stava lavorando in una vigna romana sul
Colle Oppio. Il pezzo di marmo tornito che dopo qualche altro colpo fuoriuscì dalla
terra smossa lasciò verosimilmente a bocca aperta l’uomo e più ancora i due emissari
che Papa Giulio II mandò a verificare non appena appresa la notizia. Michelangelo
Buonarroti e l’architetto e scultore Giuliano da Sangallo videro emergere dalla terra
il celebre gruppo marmoreo del Laocoonte, che un mese dopo fu esposto in Vaticano.
Quella scultura fece scoccare in Giulio II la scintilla di un’idea poi divenuta un
progetto perseguito, con gradi diversi di attenzione e passione, dai successori fino
ad oggi: creare in Vaticano degli spazi dove raccogliere capolavori dell’arte da esporre
ai visitatori. Da quel primo “Cortile delle Statue”, oggi Cortile Ottagono
- che ospita fra l’altro il celeberrimo Apollo del Belvedere - lo scrigno si è arricchito
di tesori inestimabili: la Cappella Sistina e le Stanze e la Loggia di Raffaello sono
solo le vette rinascimentali di una collezione che ha sia risalito all’indietro la
storia dell’arte classica e medievale - come dimostrano il bellissimo Evangelario
di Lorsch, squisita miniatura di fattura carolingia, o il “Polittico Stefaneschi”
di Giotto - sia percorso i secoli successivi, acquisendo, ordinando ed esponendo innumerevoli
esempi di eccellenza artistica.
Il Museo Pio-Clementino
del XVIII secolo - dal nome dei Papi Clemente XIV e Pio VI - è il primo esempio di
questa precisa volontà culturale. Come lo sono i fregi, i sarcofagi e le sculture
esposte nel Museo Chiaramonti voluto da Pio VII, o il Museo Etrusco, ricco di reperti
provenienti dagli scavi dell'Etruria, o il Museo Egizio che riporta il visitatore
indietro di millenni tra papiri e mummie, entrambi sorti per desiderio di Gregorio
XVI. Tra i meno conosciuti eppure ricco di grande fascino è il Museo Missionario Etnologico,
fondato da Pio XI, che stipa oggetti e opere d’arte dei cinque continenti, donati
ai Papi o portati da missionari, e che racconta storie e usi di civiltà, alcune addirittura
scomparse, dall’Africa, alla Cina, all’Oceania. Sempre a Pio XI si deve la creazione
della Pinacoteca Vaticana, che riunisce tele di Michelangelo, Raffaello, Caravaggio,
Leonardo da Vinci, assieme a ceramiche e arazzi. Ma anche l’arte cristiana antica
o quella esposta nel Museo Profano Lateranense - con statue, bassorilievi, mosaici
di età romana - sono altri “pezzi” di questo infinito complesso di stanze, cappelle,
gallerie, palazzi, ulteriormente completato da ambienti nei quali gli occhi dei visitatori
possono posarsi su antichissime carte geografiche o su monete che hanno fatto la storia
della numismatica, per arrivare ai cimeli militari, alle carrozze e alle auto pontificie.
Una realtà da decine di migliaia di visitatori al giorno, quasi cinque milioni all’anno
che - osservò nel 2006 Benedetto XVI, anno del 500° anniversario dei musei - “hanno
modo di ‘immergersi’ in un concentrato di ‘teologia per immagini’”, di sostare in
un “santuario di arte e di fede”. Tutto grazie a un fortuito, benedetto, colpo
di zappa.