La Caritas in veritate accolta con grande interesse negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti ad oltre due settimane dalla sua pubblicazione la “Caritas in veritate”
continua ancora ad interessare la stampa. Gli articoli d’analisi, i commenti e le
opinioni superano di gran lunga i 1800 testi, quasi tutti consultabili sul web, molti
dei quali di pregevole fattura. La stampa statunitense è forse quella che più spazio
ha dedicato alla terza enciclica di Benedetto XVI, e non solo sulle testate nazionali
ma anche su quelle locali. Il contributo al dibattito da parte dei laici, economisti,
esperti in scienze sociali, storici, teologi, docenti, è notevole e tranne gli aspetti
polemici - quasi tutti legati alle critiche di George Weigel apparse sul National
Review, il quale ritiene il documento pontificio un “ibrido” poiché intriso di elementi
“terzomondisti” - la stragrande maggioranza invece sottolinea l’impostazione di fondo:
la questione sociale vista, analizzata e proposta come una questione antropologica
integrale dalla quale scaturiscono le risposte morali, culturali, spirituali, che
si articolano attorno al concetto di persona riferita al Creatore. Solo la persona,
la cui identità va percepita alla luce della ragione e della fede, che si integrano
e complementano a vicenda, può permettere di affrontare le grandi, urgenti e gravi
questioni dello sviluppo, evitando così le falsità, i miti e le devianze dei processi
economici. (nn.75 e 78). Paradossalmente nel “Paese del capitalismo per antonomasia”
pochi, e forse nessuno, ha letto l’enciclica, come si è fatto in altri Paesi, come
“giudizio” sui meccanismi e le regole di questo sistema. "Il pensiero del Papa non
rientra nelle categorie del capitalismo o del socialismo né può essere annoverato
tra Repubblicani e Democratici" osserva Ross Douthat su The New York Times, del 12
luglio. Fin dalle prime analisi si è percepito subito che il Papa voleva andare oltre:
verso “una nuova progettualità economica che ridisegni lo sviluppo in maniera globale,
basandosi sul fondamento etico della responsabilità davanti a Dio e all’essere umano
come creatura di Dio”, come ha detto Benedetto XVI all’Angelus del 12 luglio. Per
molti le riflessioni del Papa sull’assolutismo della tecnica (nn. 68 – 77), che come
ha spiegato sempre nello stesso Angelus, “trova la sua massima espressione in talune
pratiche contrarie alla vita”, appaiono come il richiamo più originale e forte del
documento. Anche l’economia, osservano alcuni analisti, soprattutto se concepita come
“attività principe del profitto”, può diventare e spesso diventa solo una “tecnica”
(del guadagno) che non solo mortifica la dignità della persona umana, ma comporta
effetti deleteri nell’ambito dello sviluppo troncando la sua necessaria integralità.
E qui, la citazione appare quasi obbligata e perciò la sottolineatura sulla “concezione
materiale e meccanicistica della vita umana”, è presente in molti articoli. Da segnalare,
infine, la questione del mercato come uno degli elementi della riflessione del Papa
più frequentemente trattati nel dibattito. Leggendo i testi degli articoli, si ha
l’impressione di una presa di coscienza, solida e per certi versi anche autocritica,
della fine di un’epoca dove il mercato regnava sovrano, senza regole, su ogni cosa;
addirittura vi sono opinioni che ritengono che l’enciclica doveva essere ancora più
perentoria al riguardo. Samuel Gregg, (Acton Institute), sottolineando l’importanza
del rapporto tra mercato ed etica osserva che Benedetto XVI propone non solo una grande
verità ma offre anche uno sbocco : un’economia di mercato che getta le sue radici
nell’accettazione consapevole di determinati valori morali, alla base del concetto
di persona, senza i quali finirà per erodere il bene comune e dunque se stesso(n.
45). Michael Novak - su The Catholic Thing dell'8 luglio - propone in una buona sintesi,
dei concetti di fondo dell’enciclica: comunione, dono, carità e verità e aggiunge
che questo Benedetto XVI è più che coerente con il giovane sacerdote e poi professor
Joseph Ratzinger: la “teologia della comunione” che ci chiama a riflettere nella famiglia
delle nazioni, la condivisione trinitaria. (A cura di Luis Badilla)