2009-07-23 15:01:23

Ventimila migranti rapiti ogni anno in Messico


Ogni mese in Messico spariscono più di 1.600 persone dirette irregolarmente negli Stati Uniti. Arrivano da ogni paese dell’America centrale, più della metà dall’Honduras. Le cifre sui rapimenti dei migranti sono l’esito di un’inchiesta della Commissione nazionale dei Diritti umani messicana durata da settembre 2008 al febbraio di quest’anno, diffusa dall’Osservatorio pastorale della Conferenza episcopale dell’America Latina e ora all’esame dell’Istituto nazionale della Migrazione. Nei sei mesi esaminati dal rapporto i sequestri hanno raggiunto quasi quota diecimila e la cifra potrebbe verosimilmente rispecchiare la media annuale, ventimila sparizioni. Di solito i migranti sono catturati a bordo dei treni che li portano oltreconfine, oppure mentre si nascondono nelle stazioni in attesa di partire, sempre in gruppo, per lo più nel sud del paese. Dopo averli maltrattati, i rapitori chiedono ai prigionieri un riscatto dai 1.500 ai 5.000 dollari a persona. Cifre alla mano, il traffico potrebbe aver fatto guadagnare ai malviventi almeno 25 milioni di dollari in soli sei mesi. I rapitori sono ben organizzati, ma soprattutto ben protetti dai membri corrotti delle autorità statali. Agiscono in bande armate con la complicità delle forze dell’ordine: quasi tutte le vittime hanno raccontato di essere state fermate, con la promessa di cibo o di un passaggio per gli Stati Uniti, da uomini in uniforme, a volte in pattuglia. Molti hanno raccontato che gli agenti della polizia si facevano vivi anche durante i giorni di prigionia, portavano denaro o alcol ai sequestratori, altre volte aiutavano persino a sorvegliare i luoghi di detenzione. A causa della collusione con le autorità, i rapimenti restano normalmente impuniti. Sempre che le vittime scelgano di sporgere denuncia: per paura di ritorsioni violente, la maggior parte dei sequestrati sceglie di tornare al proprio paese di origine senza rivolgersi alle autorità. Il commissario dell’Inm, Cecilia Romero, ha riconosciuto le responsabilità dello Stato nei confronti di un fenomeno in crescita continua: “per molto tempo – ha detto – le istituzioni non lo hanno affrontato con sufficiente serietà”. Sulla frontiera messicana è stato rapito anche un soldato statunitense, James Gonzales, 24 anni. Di lui non si hanno notizie dall'11 luglio, quando aveva detto alla famiglia di essere diretto a Laredo, una città texana di confine. Il suo telefonino è spento, la sua Bmw è sparita nel nulla. Il 13 non si è presentato in servizio, ma al comando militare è arrivata la richiesta di un riscatto di 100mila dollari e del ritiro delle truppe schierate lungo il confine. (V.F.)







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