2009-07-22 14:35:08

Il cardinale Barbarin risponde a Bartolomeo I in vista di un'adesione della Chiesa cattolica alla Kek


Formare “una Conferenza di tutte le Chiese europee”, compresa quindi quella cattolica. E’ il punto centrale di discorso di vasta eco che il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, ha pronunciato domenica scorsa a Lione in occasione della 13.ma Assemblea generale della Kek, la Conferenza delle Chiese europee, organismo nel quale la Chiesa cattolica è presente solo in veste di osservatore. Senza specificare la forma con la quale la Chiesa cattolica dovrebbe far parte della Kek, al termine del suo discorso il Patriarca Bartolomeo I ha chiesto al cardinale arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin, di trasmettere la sua proposta “alle persone competenti” della Santa Sede. "Non credo sia possibile integrare il Ccee nella Kek", osserva oggi in un'intervista il cardinale arcivescovo di Bordeaux, Jean-Pierre Ricard, vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa. Un pensiero condiviso anche dallo stesso cardinale Barbarin, che affronta la questione nel suo complesso al microfono di Romilda Ferrauto, responsabile della redazione francese della nostra emittente: RealAudioMP3

R. – Ce n’est pas une nouveauté. Le Patriarche a dit qu’il avait posée la question …
In realtà, non è una novità. Il Patriarca ha ricordato di avere avanzato questa proposta per la prima volta in una riunione della Kek svoltasi a Creta nel 1979, quindi già 30 anni fa. Dall’altro canto, egli non ha chiesto una migliore collaborazione, egli ha chiesto una vera e propria integrazione. Di fronte all’assemblea riunita della Kek, con i suoi 700-800 delegati, ha detto: “Voi siete consapevoli dei cambiamenti nella struttura che questo porterà inevitabilmente alla nostra Conferenza. Infatti, se mai la Chiesa cattolica dovesse accettare questa proposta, questo implicherebbe profondi cambiamenti: siete pronti a questo?”. E' stato veramente toccante. Per quanto riguarda la collaborazione, egli si è detto soddisfatto. Le occasioni di incontro e di dialogo nell’ambito della Ccee sono veramente molte, vi sono ogni anno numerosi incontri di lavoro. Ma, in effetti, un’integrazione è tutt’altra cosa, secondo me difficile da accordare con il rapporto fra la Chiesa cattolica ed il Consiglio ecumenico delle Chiese, del quale la Chiesa cattolica non fa parte. Ci sono parecchi ambiti di collaborazione, ma essa non è membro effettivo. Per quanto mi riguarda, la questione è stata molto semplice: mi sono trovato ad essere, praticamente, l’unico rappresentante ufficiale della Chiesa cattolica, come vescovo locale. All’improvviso, il Patriarca ha interrotto il suo discorso e ha detto: “Visto che il cardinale Barbarin è tra di noi, gli affido l’incarico di trasmettere questa domanda alle persone competenti”. Ho scritto una lettera al Santo Padre, riferendogli dell’incarico che avevo ricevuto da parte del Patriarca e dell’assemblea tutta. Certamente, ho avvisato anche il cardinale Kasper: ho fatto quel che mi era stato chiesto di fare.

 
D. - Lei lo ha appena sottolineato: non è stata la prima volta che la Chiesa cattolica ha ricevuto l’invito ad unirsi alla Kek, eppure questo non è mai avvenuto. Perché?

 
R. - L’Eglise catholique n’est pas membre du Conseil œcuménique des Eglises. …
La Chiesa cattolica non è membro del Consiglio ecumenico delle Chiese. Una volta, andai a Ginevra con un gruppo di questo organismo e ci dissero: “E’ certo che essa da sola (la Chiesa cattolica, n.d.t.) rappresenta più fedeli che tutti noi assieme”. Immagino si tratti di una questione sulla quale hanno riflettuto centinaia di volte il cardinale Kasper ed i suoi predecessori. E trovo anche normale che alla Kek non ci si sia soffermati sul funzionamento interno e che abbiano pensato che quella cattolica è una Chiesa sorella, definendo quindi l'intensificazione dei legami con essa come fondamentale. D’altro canto, il Patriarca Bartolomeo I non ha menzionato esplicitamente quali cambiamenti questa adesione potrebbe portare all’interno della Kek. Ho parlato anche con il pastore Jean-Arnold De Clermont, presidente della Kek, che mi ha detto: “Ovviamente, non si potrà discutere di questioni dottrinali perché non è questa la sede adatta, ma penso ci possano essere prese di posizione comuni in quanto discepoli di Cristo che trovano la loro origine comune nel Vangelo, circa le grandi questioni che preoccupano oggi le nostre società”. Tutto questo sicuramente è legittimo oltre che molto bello. Sarà possibile trovare il modo? Sarà necessario pregare molto, per questo.







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