I vescovi Usa: bene la riforma sanitaria ma no ai fondi federali per l’aborto
La Chiesa degli Stati Uniti interviene nell’acceso dibattito sulla riforma sanitaria
con una Lettera dei vescovi indirizzata a tutti i membri del Congresso Usa, e per
conoscenza alla Casa Bianca e al Dipartimento della Sanità e dei Servizi sociali.
Il servizio di Roberta Gisotti. “Una
riforma sanitaria genuina che protegga la vita e la dignità di tutti è un imperativo
morale e un obbligo nazionale vitale”: lo scrive il vescovo William F. Murphy a nome
della Conferenza episcopale cattolica (Usccb), in una lettera intesa a rimarcare le
priorità di una riforma che la Chiesa sostiene nel suo impianto generale a tutela
dei più deboli, non senza mettere in guardia contro la possibile introduzione di finanziamenti
federali per l’aborto sia ad enti pubblici che ad assicurazioni private. In particolare
i presuli raccomandano quattro criteri per una riforma leale e giusta: “il rispetto
per la vita umana e la dignità, l’accesso alle cure per tutti, il pluralismo e costi
equi”.
Due di questi criteri, sottolineano i vescovi,
richiedono “speciale attenzione” da parte del Congresso. Primo, “nessun piano di riforma
sanitaria – chiariscono – dovrebbe costringere noi o altri a pagare la distruzione
di vite umane”, attraverso fondi governativi a copertura di pratiche abortive. Tale
disposizione è moralmente sbagliata. La riforma sanitaria non può essere un veicolo
– aggiungono - per ignorare questo consenso che rispetta la “libertà di coscienza”
e onora “le migliori tradizioni americane”. Secondo, “tutte le persone hanno bisogno
e dovrebbero accedere ad una sanità completa e di qualità”, che non dipenda dal loro
status sociale, da dove lavorino e che tipo di lavoro facciano, da quando guadagnino,
da dove vivano o siano nati. I vescovi credono – conclude la lettera – che “la riforma
sanitaria dovrebbe essere veramente universale e dovrebbe essere realmente accessibile”,
non dimenticando quanti, tra cui molti immigrati, resteranno comunque fuori dalla
copertura sanitaria.
Da ricordare che la riforma
voluta dal presidente Barack Obama estenderà la copertura medica a 46 milioni di cittadini
che oggi ne sono privi. Lo stesso Obama – che gli ultimi sondaggi rivelano in calo
di popolarità - ha ieri sollecitato il Congresso a “non cadere vittima dei soliti
giochi politici”, impegnandosi invece a licenziare “una riforma di cui gli americani
– ha ripetuto – hanno molto bisogno”. Il testo legislativo è rimasto infatti impantanato
per l’opposizione attesa dei Repubblicani ma anche per le obiezioni dei Democratici
preoccupati anch’essi per i costi della riforma sanitaria e l’incidenza sul deficit
federale.