Uganda: la Chiesa cattolica aiuta gli sfollati a reinserirsi nella vita sociale
Il campo di sfollati, nato durante la guerra civile intorno al seminario maggiore
di Alokolum, nel nord dell'Uganda, si sta svuotando, perché circa l'80% dei rifugiati
è già tornato nei luoghi d'origine. Lo ha riferito il rettore del seminario monsignor
Cosmas Alule, all'associazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre
(ACS). Il vescovo, riferisce l’agenzia Zenit, ha sottolineato il fatto che la Chiesa
continui a sostenere gli sfollati, anche dopo il loro reinserimento nei villaggi.
La Chiesa, in Uganda, ha continuato il prelato, è “l'unica istituzione a godere ancora
di fiducia tra la popolazione”, perché anche nei momenti più difficili è rimasta al
lato di quanti soffrivano. Secondo il presule, nonostante si debba ancora firmare
l'accordo di pace definitivo tra il Governo ugandese e i ribelli dell'Esercito di
Resistenza del Signore (LRA), la guerra civile iniziata nel 1988 è finalmente terminata
e la situazione è sempre più stabile. I futuri sacerdoti del seminario di Alokolum,
che durante la guerra civile hanno convissuto a stretto contatto con gli sfollati,
assistendoli a livello umano e sociale, continuano ad occuparsene, recandosi nei villaggi
e aiutando quanti ci sono appena tornati a cominciare una nuova vita, ad esempio insegnando
nelle scuole. Monsignor Alule ha spiegato che molti alunni sono cresciuti nei campi
di sfollati, senza conoscere altri tipi di vita, e per questo hanno problemi di condotta
e non hanno imparato ciò che significano sforzo, disciplina e rispetto del prossimo
e delle cose altrui. Anche gli adulti devono affrontare molti problemi: nei campi
hanno dimenticato come guadagnarsi da vivere, e tutta una generazione è cresciuta
senza sapere ciò che vuol dire avere una vita normale. Il rettore ha segnalato che,
in questo contesto, gli anziani svolgono un ruolo molto importante, perché hanno mantenuto
i valori tradizionali e possono trasmetterli ai giovani. Un altro problema è il trauma
che continua a ossessionare molti che hanno visto violentare le proprie madri, sorelle
e donne, sequestrare i bambini o compiere stragi. Per aiutarli, gli evangelizzatori
ricevono una formazione speciale in un centro creato a questo scopo dalla diocesi
di Gulu. Il fatto di mantenere il seminario maggiore ad Alokolum anziché trasferirlo,
in una zona più sicura, è stato frutto di una decisione consapevole, che il rettore
ha definito “profetica”, perché altrimenti i fedeli avrebbero potuto avere l'impressione
che la Chiesa abbandonava i bisognosi per mettersi in salvo. “Il fatto che la Chiesa
abbia condiviso gioie e pene con la gente è stato un segno importante per il futuro”,
ha concluso il vescovo. Il numero delle vocazioni, ha spiegato il rettore, è in aumento,
motivo per il quale il seminario maggiore sta diventando troppo piccolo per accogliere
tutti i giovani. Nell'ultimo anno accademico i futuri sacerdoti erano 163, nel nuovo
saranno 206. (A.D.G.)