Al Tribunale dell'Aja il processo a Karadzic, accusato di crimini contro l'umanità
in Bosnia
Udienza preliminare, oggi al Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi), del processo
all’ex leader serbo-bosniaco, Radovan Karadzic. La Corte lo ritiene responsabile di
crimini di guerra e contro l’umanità commessi durante il conflitto in Bosnia, negli
Anni Novanta, tra i quali lo spaventoso massacro di Srebrenica ed altri atti di pulizia
etnica nei confronti della popolazione musulmana. Quale ruolo ebbe Karadzic in quella
sanguinosa guerra civile, che portò alla dissoluzione della Jugoslavia? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto al giornalista Alessandro Marzomagno che seguì da
vicino quegli eventi:
R. - Un ruolo
fondamentale: Karadzic era il presidente dell’autoproclamata Repubblica serba di Bosnia,
in coppia con il generale Ratko Mladic, che era invece il capo militare. La responsabilità
politica di tutto quello che successe in quel periodo va senz’altro attribuita a lui.
Karadzic e Mladic agivano di concerto e pensavano ad un territorio bosniaco ripulito
dai musulmani, abitato soltanto da serbi, dove potessero continuare con questa loro
utopia di uno “Stato serbo di Bosnia”. Ricordo che assediarono Sarayevo per mille
giorni, sparando con le artiglierie e con i cecchini sulla popolazione inerme, e poi
l’atto conclusivo fu il massacro di Srebrenica nel luglio del 1995.
D.
- All'epoca, la comunità internazionale come guardò a questo evento così drammatico?
R.
- Srebrenica fu il peggior massacro avvenuto in Europa dopo la Seconda Guerra mondiale:
vi sono stati dai 6 mila ai 7 mila morti, fu l’atto conclusivo perché scatenò la reazione
della comunità internazionale. Successivamente, si viene a definire la situazione
tra Croazia, Bosnia e Serbia che porta poi agli accordi di Dayton, firmati nel dicembre
dello stesso anno.
D. - Possiamo dire oggi che Karadzic
operò - diciamo - a stretto contatto con le autorità serbe?
R.
- Tutto ci fa dire che questa affermazione è corretta. Le direttive ai serbi di Bosnia
venivano da Belgrado, e lo stesso generale Mladic ha preso lo stipendio dell’Armata
federale iugoslava per tutto il periodo in cui era comandante dei serbi di Bosnia.
Dunque, che ci fosse un rapporto stretto tra Belgrado e Pale la capitale dell’autoproclamata
Repubblica serba di Bosnia, è un dato di fatto.
D.
- Può la giustizia internazionale cancellare quelle frizioni etniche che scatenarono
la guerra civile e che forse ancora oggi sono sopite all’interno di tutte le etnie
dell’ex-Jugoslavia?
R. - La presenza di truppe internazionali
nella ex-Jugoslavia fa sì che non si riscatenino i conflitti. La giustizia, senza
dubbio, aiuta a creare una camera di compensazione e a far sì che le tensioni si stemperino.
Se poi questo sarà determinante per pacificare i Balcani, penso che la risposta si
potrà avere solo fra qualche anno.