La benedizione di Paolo VI, 40 anni fa, accompagnava lo sbarco sulla Luna dei tre
astronauti statunitensi Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins,a bordo dell’Apollo
11. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Gloria
a Dio! E onore a voi uomini artefici della grande impresa spaziale!”. Con
gioia e soddisfazione Paolo VI salutava la straordinaria avventura, che rendeva il
globo terrestre “non più invalicabile confine dell’umana esistenza, ma soglia aperta
all’ampiezza di spazi sconfinati e di nuovi destini”. Il Papa parlava da Castelgandolfo,
dove con trepidazione aveva seguito in Televisione lo storico evento nella storia
dell’umanità: “Onore a tutti coloro che hanno reso possibile l’audacissimo
volo! A voi tutti onore, che vi siete in qualche modo impegnati! Onore a voi, che,
seduti dietro i vostri prodigiosi apparecchi, governate, a voi, che notificate al
mondo l’opera e l’ora, la quale allarga alle profondità celesti il dominio sapiente
e audace dell’uomo”. Poi le parole rivolte direttamente agli “eroici
protagonisti della spedizione”: “Honour, greetings and blessings
to You, conquerors of the Moon… Onore, saluto e benedizione a voi,
conquistatori della Luna, pallida luce delle nostri notti e dei nostri sogni! Portate
ad essa, con la vostra presenza, la voce dello Spirito, l’inno a Dio, nostro Creatore
e nostro Padre”. Se Cristo è il principio e la fine del Cosmo “non
temiamo” – rifletteva Paolo XVI – all’indomani de “l’impresa audacissima” – “che la
nostra fede non sappia comprendere le esplorazioni e le conquiste che l’uomo va facendo
del creato, e che noi seguaci di Cristo siamo esclusi dalla contemplazione della terra
e del cielo, e dalla gioia della loro progressiva e meravigliosa scoperta. Se saremo
con Cristo saremo nella via, saremo nella verità, saremo nella vita”. Del
resto – ricordava Paolo VI – “il bisogno di Dio è insito nella natura umana, e quanto
più essa progredisce tanto più essa avverte, fino al tormento, fino a certa drammatica
esperienza, il bisogno di Dio”. Per questo – aggiungeva Papa Montini - la fede cattolica,
non solo non teme questo poderoso confronto della sua umile dottrina con le meravigliose
ricchezze del pensiero scientifico moderno, ma lo desidera. Lo desidera perché la
verità, anche se si diversifica in ordini differenti e si appoggia a titoli diversi,
è concorde con se stessa, è unica; e perché è reciproco il vantaggio che da tale confronto
può risultare alla fede, alla ricerca e allo studio d’ogni campo conoscibile.”