Trentacinque anni fa la Turchia invadeva l'isola di Cipro. Il prof. Paniccia: l'Ue
deve puntare a una soluzione confederata con la Grecia
Il 20 luglio del 1974, la Turchia invadeva l’isola di Cipro, mettendo fortemente in
crisi i rapporti con la Grecia che, in seguito ad un precedente colpo di Stato, aveva
una forte influenza sul Paese. Da quel giorno, Cipro è rimasta divisa in due zone:
il nord annesso da Ankara ed il sud che dal 2004 fa parte dell’Unione Europea e che
orbita nella sfera di Atene. Si tratta di un fatto che all’epoca mise in gioco i rapporti
all’interno della Nato e che oggi crea una situazione sulla quale Bruxelles sta cercando
di agire in modo efficace con l’obiettivo della riunificazione. Giancarlo La Vella
ne ha parlato con Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all’Università
di Trieste:
R. - All’epoca,
sembrò che la vicenda dell’invasione dovesse spaccare la Nato, l’Europa, riportare
addirittura alcuni Paesi dentro un possibile conflitto. Se posso usare questo termine,
la situazione 35 anni dopo mi sembra assolutamente "congelata". Per fortuna, non è
successo ciò che si temeva di peggio. Dobbiamo anche dire che non è successo, però,
neanche il meglio. Di tanto in tanto, appare possibile riuscire a trovare una soluzione
vera, ma poi questo non accade. D. - Che cosa rappresentava
all’epoca Cipro per la Turchia? R. - Era considerata molto importante,
perchè la Turchia vedeva nell’isola, all’interno del Mediterraneo, una sua propaggine
e temeva che se non avesse messo dei "paletti", il rischio era che l’Europa - che
in quel momento sembrava in una grande marcia inarrestabile - finisse per non rispettare
il rapporto con la Turchia e, sostanzialmente, non lasciare alla Turchia nessuno spazio,
anche all’interno del Mediterraneo orientale. Questo poi non è accaduto, ma il muro
e i paletti sono rimasti e non sono bastati decenni per buttarli giù. D.
- Prevedendo in un futuro più o meno lontano una riunificazione dell’isola, come si
può fare ad amalgamare due realtà economico-sociali che, per forza di cose, si sono
poi sviluppate in modo completamente diverso? R. - Credo non
si possa fare altro che trovare una soluzione confederata, di coalizione. Questa è
l’unica soluzione possibile, se l’Unione Europea veramente facesse molto di più. E
questa soluzione è il preludio alla soluzione del rapporto con la Turchia. D.
- Come può l’Unione Europea superare queste difficoltà in un negoziato? Come si può
ottimizzare quella che è un’azione mediatrice che forse finora è un po’ mancata? R.
- E’ mancata sicuramente. L’Unione Europea deve capire che perde di credibilità se
gira nel mondo a fare da mediatore e poi non è riesce a mediare su una posizione interna
come quella di Cipro. E secondo me, bisogna anche guardare alle nuove situaizoni che
stanno avvenendo sulla sponda del Mediterraneo: alcune sembravano disperate, come
la situazione libanese, ma essa dimostra che, pian piano, si può riuscire a trovare
- soprattutto se si parte dai principi di sovranità che trova una sua limitazione
- un’unificazione ad un livello superiore, cioè un qualcosa che salvaguardi entrambe
le parti. Questo è chiarissimo. Cipro non può essere né tutta turca, ovviamente, né
tutta greca.