La rubrica "Sulle orme del Curato d'Ars" dedicata all'Anno Sacerdotale: la testimonianza
di fra Luca Beato
Testimoniare il Vangelo fra i più poveri e i malati: questo ha spinto fra Luca
Beato, religioso dei Fatebenefratelli, a scegliere il sacerdozio. Oggi si occupa,
in particolare, dei pazienti dell’Istituto di ricovero e cura per la riabilitazione
psichiatrica e l’Alzheimer di Brescia e organizza corsi e conferenze sulla pastorale
sanitaria. La voglia di aiutare gli ultimi lo ha spinto oltre 10 anni fa a fondare
un’associazione missionaria per far giungere aiuti a due ospedali in Africa: per l'esattezza,
in Togo e nel Benin. La storia del religioso è al centro della puntata odierna della
nostra rubrica "Sulle orme del Curato d'Ars", dedicata all'Anno Sacerdotale. L'intervista
è di Tiziana Campisi:
R. - Sono
stato ordinato sacerdote nel 1963, essendo laureato in Teologia mi hanno incaricato
sin da subito d’insegnare agli scolastici, nella Provincia lombardo-veneta del mio
Istituto, a Milano. Poi ho avuto degli incarichi per quanto riguarda la rivista dei
Fatebenefratelli che allora si chiamava “Res Medicae”. Ho fatto anche una parentesi
d’insegnamento in una scuola superiore e questa è stata per me una bellissima esperienza
di 14 anni, che mi ha costretto a rivedere anche la teologia e ad aggiornarmi per
dare un messaggio nuovo, comprensibile ed accettabile anche per i giovani.
D.
- In quali attività si è impegnato nel corso degli anni?
R.
- Ho sempre avuto un debole per i poveri e allora mi sono dato da fare, 13 anni fa
- appoggiato da tanti miei amici che condividevano le mie idee - per la fondazione
di un’Associazione missionaria che si chiama “U.T.A.”, cioè “Uniti per Tanguieta e
Afagnan”. Tanguieta e Afagnan sono due ospedali - il primo nel Togo e il secondo nel
Benin - fondati dai Fatebenefratelli e oggi sono sorretti dagli aiuti che arrivano.
Devo dire che sono molto soddisfatto dell’Associazione, perché oggi possiamo fare
a meno di dare un sostegno significativo a questi due ospedali. Quello che m’interessava
di più era essere vicino alla gente, quindi quando sono andato nella Casa di riposo
di Romano d‘Ezzelino, dove non ero molto impegnato come sacerdote, mi sono impegnato
nell’insegnamento della scuola. Adesso il tempo maggiore viene impiegato dalle missioni,
dall’Associazione missionaria.
D. - Che cosa ha trovato
nella spiritualità dei Fatebenefratelli?
R. - Ho
trovato il cuore del Vangelo, perché il Vangelo parla sostanzialmente di amore, solidarietà,
aiuto ai poveri, ai malati e ai bisognosi. Studiando anche la storia della Chiesa,
mi sono anche accorto che la sua diffusione, nell’Impero romano, è avvenuta con la
testimonianza della famiglie cristiane che si amavano molto tra di loro e che aiutavano
anche i membri che avevano un qualche disagio. Questo mi ha fatto capire che l’Ordine
religioso nel quale sono entrato era la cosa più significativa per rivivere il Vangelo
in maniera radicale.
D. - Ci sono stati dei momenti
difficili che l’hanno provata?
R. - Certo. Ho avuto
dei periodi di crisi e di debolezze. Ma dopo ho ripreso, maggiormente convinto e oggi
sono contentissimo di essere sacerdote e religioso dei Fatebenefratelli.