2009-07-17 15:43:54

Bombe contro due hotel a Giacarta: 9 morti


Il terrorismo riprende a colpire in Indonesia. Stamani a Giacarta un duplice attentato dinamitardo ha colpito due grandi alberghi, con un bilancio di 9 morti ed almeno 50 feriti. Unanime la condanna internazionale per quanto avvenuto: un duro monito è stato espresso dalla presidenza di turno svedese dell'Ue. “Un atto di violenza senza senso”, ha stigmatizzato il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, oggi in visita a Praga. Il duplice atto di terrorismo non è stato ancora rivendicato. Per un’ipotesi sugli autori di questi episodi Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Stefano Vecchia, esperto dell’area orientale:RealAudioMP3

R. – Il pensiero va immediatamente all’estremismo islamista che, seppure da qualche tempo non ha attuato delle azioni clamorose, di fatto è certamente attivo e non a caso un rapporto di ieri dell’Istituto Intelligence australiano prospettava nuovi attentati a breve termine.

 
D. – Il neopresidente Yudhoyono ha detto che esistono alcune forze che vogliono destabilizzare la realtà sociale e politica indonesiana, anche se al momento della sua elezione aveva parlato di un Paese che aveva praticamente vinto l’emergenza terrorismo. Ci sono dei legami tra questi episodi e queste dichiarazioni?

 
R. – Questo è assolutamente possibile in quanto è stato reso chiaro dalle elezioni politiche di maggio e dalle presidenziali di pochi giorni fa che l’estremismo islamista e anche i movimenti politici che si richiamano ad una certa realtà fondamentalista sono in assoluta minoranza nel Paese. L’Indonesia è in stragrande maggioranza un Paese musulmano, il più grande al mondo, ma è anche un Paese laico, dove l’uguaglianza e la convivenza sono assolutamente radicate. Un certo islamismo radicale, che in questi ultimi anni è in gran parte “alla macchia” o in carcere non accetta il gioco democratico e probabilmente ha deciso di far sentire nuovamente la propria presenza.

 
D. – In Indonesia c’è il terreno ideale perché prenda piede il fondamentalismo?

 
R. – Questo rischio c’è e prolifera tra le pieghe di una società di un Paese immenso, dalle grandi disparità e che vede grosse differenze regionali e grossi contrasti etnici sui quali, a volte s’innestano anche contrasti religiosi, come per esempio hanno dimostrato gli scontri tra cristiani e musulmani, per diversi anni, nel Molucche. Questo è il problema: finché l’Indonesia non avrà raggiunto un’uguaglianza di fatto e un benessere ben distribuito, il terrorismo potrà sempre trovare delle ragioni per emergere in modo violento.

 
D. – Tutto questo condiziona i rapporti tra Indonesia e comunità internazionale, nel senso che un’Indonesia stabile farebbe da traino per la pacificazione in tutta l’area orientale...

 
R. – Certamente sì, e questo per due ragioni: la prima perché l’Indonesia è un grande Paese al centro di un’area di grande interesse, è un Paese ricchissimo di risorse ma è anche, come dicevo, il maggior Paese musulmano al mondo con i suoi 240 milioni di abitanti. Quindi, un’Indonesia dove l’islam non mostra il suo volto più repressivo, ma quello più tollerante e democratico, evidentemente può essere di grande esempio anche per altri Paesi islamici.







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