Bangladesh: Msf denuncia violenze contro i rifugiati Rohingya
Le equipe di Medici Senza Frontiere (Msf) nei giorni scorsi sono state testimoni dell’azione
di un gruppo di 30 poliziotti e funzionari locali che hanno distrutto 259 abitazioni
e derubato i beni dei civili, all’interno del campo di Kutupalong di Cox’s Bazar,
in Bangladesh, in cui vivono i rifugiati Rohingya. Lo rende noto un comunicato di
Msf. I resti delle case distrutte sono poi stati trasportati nel vicino campo ufficiale
per rifugiati dell’Unhcr (Agenzia dell’Onu per i Rifugiati). Agli altri sfollati rimasti
nel campo di fortuna è stato detto di sgombrare le abitazioni entro 48 ore altrimenti
sarebbero state date alle fiamme. L’incidente si colloca all’interno di una serie
di azioni di violenza e aggressioni da parte delle autorità governative ai danni degli
occupanti del campo. A fine giugno migliaia di persone sono state cacciate dalle proprie
abitazioni, alcune di loro anche con violenza. “L’utilizzo sistematico di intimidazioni,
violenza e spostamenti forzati nei confronti dei Rohingya che vivono nel campo è del
tutto inaccettabile", afferma Paul Critchley, capo missione delle attività di Msf
in Bangladesh, “Queste persone vulnerabili sono fuggite dalla persecuzione e dalla
discriminazione del Myanmar e ora non sono né riconosciute né assistite in Bangladesh.
Si sono riunite nel campo di Kutupalong, uno dei maggiori campi nati negli ultimi
anni, per cercare riparo e in cambio hanno trovato solo paura e violenza”. I funzionari
chiedono che una zona del campo venga ripulita per creare uno spiazzo aperto di 30
metri che possa fungere da zona cuscinetto tra il campo ufficiale per rifugiati dell’Unhcr
e il campo di fortuna. Questa zona è già aumentata minacciando lo spazio vitale di
altre migliaia di persone. Non potendo spostarsi nel vicino terreno del Forestry Department,
gli sfollati sono rimasti senza alcun posto in cui andare. E’ necessario trovare una
soluzione duratura e dignitosa per i Rohingya, non solo nei Paesi in cui chiedono
asilo, ma anche nella loro terra d’origine in Myanmar. Una situazione così disperata
non rappresenta niente di nuovo per i Rohingya, minoranza etnica musulmana originaria
del Myanmar, a cui viene negata la cittadinanza e che subisce persecuzioni e discriminazioni.
Negli ultimi vent’anni, centinaia di migliaia di persone sono fuggite dalle proprie
abitazioni per cercare rifugio all’estero, tuttavia, a poche di queste è stato garantito
lo status di rifugiati. (V.V.)