Attentati contro le chiese in Iraq. Mons. Sleiman: i cristiani vincano la paura e
restino nel Paese
Dopo il ritiro delle truppe americane dall’Iraq le violenze non sembrano fermarsi.
Le ultime la settimana scorsa, quando una catena di attentati contro le chiese cattoliche
a Baghdad e Mossul ha provocato morti e feriti. La situazione della comunità cristiana
si fa sempre più critica: in molti hanno già scelto di abbandonare il Paese. Ma cosa
c’e effettivamente dietro le violenze contro la Chiesa cattolica? Roberta Rizzo
lo ha chiesto a mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini.
R. – Questi
atti non sono stati rivendicati e vuol dire che l’importante è incutere paura soprattutto
ai cristiani, perché vadano altrove. Certe politiche di pulizia etnica o confessionale,
che hanno avuto luogo negli anni passati, tendevano a creare zone più o meno omogenee
e autonome. Non è un problema di conversione forzata dei cristiani in un’altra religione,
è un problema molto politico.
D. – Quali sono adesso
le prospettive che si aprono, dopo il ritiro delle truppe statunitensi dall’Iraq?
R.
– I risultati sono più politici che concreti, perché concretamente non penso che ci
siano grandi cambiamenti nella vita della gente. La sicurezza continua ad essere assicurata
dalle forze irachene, ma nessuno può pretendere di avere una sicurezza definitiva
al cento per cento.
D. – Lei ha detto, infatti, che
bisogna prendere coscienza del fatto che le conseguenze di questi attacchi non riguardano
più solo il Medio Oriente, ma tutta l’Europa...
R.
– Quando c’è un problema in Medio Oriente, la gente che fugge dove va? Li troverete
sempre a Lampedusa, ad Atene, in attesa di entrare nell’Unione Europea o in altre
zone del Mediterraneo. Quindi, l’Europa è la più vicina, ha molte relazioni con il
Medio Oriente, e non può non risentirne.
D. – Gli
attacchi e le violenze contro la comunità cristiana stanno provocando un esodo sempre
più massiccio dei cristiani dall’Iraq...
R. – L’effetto
delle bombe di domenica scorsa è questo. I mandanti forse non riusciranno al cento
per cento nei loro propositi, ma la paura per i cristiani è una realtà. La paura li
spingerà ad andare altrove. E quando si comincia a superare la paura avvengono questi
atti di violenza per cancellare tutto quello che di positivo è stato costruito. Avremo
mesi pieni di turbolenze di questo genere.
D. – Qual
è la sfida per la comunità cristiana e per la Chiesa cattolica adesso in Iraq?
R.
– Penso che se i cristiani potessero trionfare sulla loro paura e ritrovare la loro
identità si potrebbero attraversare anche queste sofferenze, nella speranza di un
avvenire migliore.