2009-07-17 15:19:22

Attentati contro le chiese in Iraq. Mons. Sleiman: i cristiani vincano la paura e restino nel Paese


Dopo il ritiro delle truppe americane dall’Iraq le violenze non sembrano fermarsi. Le ultime la settimana scorsa, quando una catena di attentati contro le chiese cattoliche a Baghdad e Mossul ha provocato morti e feriti. La situazione della comunità cristiana si fa sempre più critica: in molti hanno già scelto di abbandonare il Paese. Ma cosa c’e effettivamente dietro le violenze contro la Chiesa cattolica? Roberta Rizzo lo ha chiesto a mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini.RealAudioMP3

R. – Questi atti non sono stati rivendicati e vuol dire che l’importante è incutere paura soprattutto ai cristiani, perché vadano altrove. Certe politiche di pulizia etnica o confessionale, che hanno avuto luogo negli anni passati, tendevano a creare zone più o meno omogenee e autonome. Non è un problema di conversione forzata dei cristiani in un’altra religione, è un problema molto politico.

 
D. – Quali sono adesso le prospettive che si aprono, dopo il ritiro delle truppe statunitensi dall’Iraq?

 
R. – I risultati sono più politici che concreti, perché concretamente non penso che ci siano grandi cambiamenti nella vita della gente. La sicurezza continua ad essere assicurata dalle forze irachene, ma nessuno può pretendere di avere una sicurezza definitiva al cento per cento.

 
D. – Lei ha detto, infatti, che bisogna prendere coscienza del fatto che le conseguenze di questi attacchi non riguardano più solo il Medio Oriente, ma tutta l’Europa...

 
R. – Quando c’è un problema in Medio Oriente, la gente che fugge dove va? Li troverete sempre a Lampedusa, ad Atene, in attesa di entrare nell’Unione Europea o in altre zone del Mediterraneo. Quindi, l’Europa è la più vicina, ha molte relazioni con il Medio Oriente, e non può non risentirne.

 
D. – Gli attacchi e le violenze contro la comunità cristiana stanno provocando un esodo sempre più massiccio dei cristiani dall’Iraq...

 
R. – L’effetto delle bombe di domenica scorsa è questo. I mandanti forse non riusciranno al cento per cento nei loro propositi, ma la paura per i cristiani è una realtà. La paura li spingerà ad andare altrove. E quando si comincia a superare la paura avvengono questi atti di violenza per cancellare tutto quello che di positivo è stato costruito. Avremo mesi pieni di turbolenze di questo genere.

 
D. – Qual è la sfida per la comunità cristiana e per la Chiesa cattolica adesso in Iraq?

 
R. – Penso che se i cristiani potessero trionfare sulla loro paura e ritrovare la loro identità si potrebbero attraversare anche queste sofferenze, nella speranza di un avvenire migliore.







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