2009-07-14 15:15:08

Pakistan: minacce contro comunità e istituzioni cristiane


“Sappiamo che siete cristiani, vi invitiamo a lasciare questa zona, a convertirvi all’islam e a pagare 1,5 milioni di rupie o sarete colpiti da un attentato suicida”. È il contenuto di una lettera di minaccia giunta al Rabita Manzil, centro multimediale gestito dall’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale del Pakistan. I talebani, specifica L’Osservatore Romano, hanno ripreso una massiccia campagna d’intimidazione contro le minoranze non musulmane del Paese e i loro avvertimenti intimidatori sono stati recapitati anche alla cattedrale del Sacro Cuore a Lahore, ad associazioni e a scuole cattoliche. Le Chiese cristiane hanno levato la loro voce per sensibilizzare la società sul pericolo dell’estremismo religioso che si ripercuote sullo stesso tessuto sociale del Pakistan e il 16 agosto prossimo sarà celebrata, in forma ecumenica, una Giornata per la giustizia sociale. Le comunità cristiane di tutte le confessioni, in piena sintonia e unità, chiedono inoltre al Governo una riforma strutturale sia a livello legislativo sia politico per evitare che le violazioni sulle minoranze religiose si espandano con il passare del tempo. Dal canto suo Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa cattolica in Pakistan, conferma all'agenzia Asianews che “la situazione è delicata ed è evidente un clima di tensione”, ma sottolinea anche la volontà di “continuare il nostro lavoro per il bene del Paese e della gente”. Peter Jacob parla di minacce di sequestri “con lo scopo di estorcere denaro” e conferma una “situazione generale che desta preoccupazione, ma questo non ci impedisce di proseguire la nostra opera”. Egli ribadisce “l’importanza delle organizzazioni impegnate nell’assistenza ai rifugiati” dello Swat e nel distretto di Malakand, ai quali forniscono cibo, acqua e generi di prima necessità. “Per i tre milioni di rifugiati – continua l’attivista cattolico – è iniziato il lento rientro nelle zone di origine. I militari controllano gran parte del territorio e, sotto l’impulso del governo, hanno profuso uno sforzo massiccio per sradicare l’estremismo. Ma resta ancora molto da fare per la pace nel Paese”. (M.P.)







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