2009-07-13 14:16:01

La liberazione di Vagni nelle Filippine: attesa per il suo rientro in Italia


Eugenio Vagni potrebbe tornare a casa nel fine settimana. E’ quanto dicono da Montevarchi, in provincia di Arezzo, i parenti dell’operatore della Croce Rossa Internazionale, liberato sabato sera dopo 178 giorni dai ribelli islamici di Abu Sayyaf nelle Filippine. In un’intervista Vagni ha detto di essere scampato al colera e di essere stato trattato bene, sebbene minacciato di decapitazione. La Farnesina ha fatto sapere che per la liberazione non è stato pagato alcun riscatto, né c’è stato un blitz. Il governo delle Filippine inoltre ha spiegato che la trattativa è stata aperta dopo che Manila si è detta pronta a rilasciare le due mogli del leader dei sequestratori, arrestate per concorso nel sequestro. Soddisfazione e sollievo sono stati espressi dalla Croce Rossa Internazionale. Ascoltiamo al microfono di Paolo Ondarza il vicepresidente Massimo Barra.RealAudioMP3

R. - Innanzitutto, la grande soddisfazione per questa liberazione e poi bisogna pensare a quanta gente, quotidianamente, rischia la vita, senza che l’opinione pubblica lo sappia. Sono centinaia e centinaia gli operatori umanitari che lavorano in silenzio. Pensi che lui stava andando a favorire l’accesso dell’acqua in una prigione.

 
D. – Come mai hanno colpito proprio un operatore della Croce Rossa Internazionale?

 
R. – E’ capitato. E’ capitata l’occasione e non guardano in faccia a nessuno. Oggi, queste bande di guerriglieri non obbediscono a nessuna regola e a nessuna logica, se non quella del loro clan.

 
D. – Sono stati sei mesi molto lunghi, molto sofferti. Avete temuto per l’incolumità di Eugenio Vagni?

 
R. – Sicuramente, in questi contesti bisogna pensare anche alla stanchezza fisica. Per una persona di 62 anni come Vagni, già stare sei mesi lontani da casa è uno stress, e immaginate di stare nella giungla... Poi c’erano questi tentativi di liberazione da parte del governo, che hanno impaurito lo stesso Vagni, perché ad un certo momento c’è stato un attacco a fuoco, per cui lui stesso si era raccomandato estrema prudenza, cosa che è stata ripetuta anche dal nostro governo e anche dalle autorità della Croce Rossa. Devo dire che i rapporti tra i sequestratori e i sequestrati erano buoni: li hanno trattati con molto rispetto.

 
D. – Poi è stato fondamentale l’arresto delle due mogli del leader dei sequestratori. E oltre a questo, che cosa ha contribuito alla liberazione di Vagni?

 
R. – La mobilitazione anche dell’opinione pubblica. Insomma, tutto serve. Questi rapitori, ovunque nel mondo, sono molto sensibili ai media, alle pressioni politiche.

 
D. – C’è ancora chi parla di un riscatto pagato...

 
R. – No, non mi risulta. Questa è anche la politica della Croce Rossa Internazionale che è molto esposta, in tutte le parti calde del mondo. Quindi, se noi accettiamo l’ipotesi dei riscatti è una reazione a catena.

 
D. – Quanto tornerà Eugenio Vagni a casa?

 
R. – Io penso presto.

 
D. – Le sue condizioni di salute adesso quali sono?

 
R. – Accettabili, compatibilmente con la lunga prigionia e l’ernia.

 
D. – E il colera?

 
R. - Sa, il colera è endemico in certe parti del mondo.

 
D. – Chi opera a sostegno delle popolazioni meno sviluppate ha paura dopo questi episodi?

 
R. – Chiunque va in missione su un terreno conosce benissimo i rischi a cui si espone, anche se è un rischio che noi cerchiamo di diminuire al massimo, perché non dobbiamo immolare la nostra gente.







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