Caritas in veritate: per il cardinale Martino "il cristianesimo ha diritto di cittadinanza"
“Il più grande aiuto che la Chiesa può dare allo sviluppo è l’annuncio di Cristo”,
ed è proprio in forza di questo annuncio che ”il cristianesimo ha un proprio diritto
di cittadinanza nel dibattito pubblico”. A ribadirlo è stato - riferisce l'agenzia
Sir - il card. Renato Raffaele Marino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia
e della Pace”, intervenuto oggi all’incontro di docenti di economia degli atenei romani
sulla terza enciclica di Benedetto XVI, organizzato dall’Ufficio di pastorale universitaria
del Vicariato di Roma sul tema: “Itinerari di ricerca per la cultura universitaria”.
“La società ha bisogno di elementi ricevuti, non prodotti da noi”, ha affermato il
porporato soffermandosi in particolare sul n. 34 della “Caritas in veritate”, in cui
Benedetto XVI conferisce alla “Populorum progressio” di Paolo VI “lo stesso onore
dato alla Rerum novarum”, definendola “la nuova Rerum novarum della famiglia umana
globalizzata”. In particolare, il Papa afferma con forza che il magistero di Paolo
VI non ha comportato “nessun arretramento nei confronti della dottrina sociale della
Chiesa”, tanto che Benedetto XVI ne fa proprie tre prospettive: “l’idea che il mondo
soffre per mancanza di pensiero, l’idea che non vi è umanesimo vero se non aperto
verso un assoluto, l’idea che all’origine del sottosviluppo c’è una mancanza di fraternità”.
(R.P.)