2009-07-12 14:27:46

Alla guida della Caritas diocesana di Roma, mons. Enrico Feroci, che ai nostri microfoni ricorda l’emergere di nuove povertà


Ieri pomeriggio, il cardinale vicario, Agostino Vallini, ha presieduto nella basilica di San Giovanni in Laterano la liturgia per l’ordinazione episcopale di mons. Guerino Di Tora e di mons. Giuseppe Marciante, vescovi ausiliari eletti di Roma rispettivamente per il settore Nord ed Est. A mons. Di Tora è subentrato alla guida della Caritas diocesana di Roma, con nomina in vigore dal prossimo settembre, mons. Enrico Feroci, finora parroco nella chiesa capitolina di Sant’Ippolito martire. Antonella Palermo lo ha intervistato.RealAudioMP3

R. – Innanzitutto, è stata una sorpresa, perché non me l’aspettavo. Poi, appena il cardinale mi ha consegnato la nomina, scherzando con le persone, dicevo: “Finalmente sono riuscito ad entrare nelle stanze del potere”. Allora tutti mi guardavano meravigliati. Ma il potere io lo intendo, lo intendevo, come quello di cui ci parla Gesù: il potere sono i poveri, che ci apriranno le porte del Regno. Quindi, stare vicino a loro significa essere accreditato presso il Signore, perchè ci faccia entrare nel suo Regno.

 
D. – Un’eredità importante quella della Caritas di Roma, che è nata con don Luigi Di Liegro e poi è stata presa in mano da don Guerino Di Tora. Adesso passa a lei. Con quale stato d’animo si appresta...

 
R. – Intanto, con il ringraziamento per quello che hanno fatto. Speriamo che il Signore mi dia la forza e la grazia. Chiedo sempre alle persone che mi stanno vicino di pregare per questo: di essere all’altezza, di portare avanti questo impegno, che non è poi un impegno mio, è un impegno della Chiesa di Roma.

 
D. – Roma ha bisogno di energie fresche, per affrontare le emergenze sociali. Di poveri, lo sappiamo, ce ne sono molti, se pensiamo anche ai cosiddetti ‘nuovi poveri’ e ai migranti...

 
R. – Certo. Mi dicevano l’altro ieri che sei, settemila persone questa sera dormiranno fuori, per la strada. Il che significa che la coscienza di una città e di una Chiesa deve crescere nel sapere questo. Ho tanti contatti con persone anziane e se ci mettiamo anche il problema degli immigrati è ovvio che di lavoro da parte della comunità cristiana ce n’è veramente tanto.

 
D. – Da dove vorrebbe cominciare?

 
R. – Dalla sensibilizzazione delle comunità parrocchiali, perché io non mi sento il sostituto d’imposta dei cristiani, ma mi sento solamente l’animatore, il motorino di avviamento delle comunità parrocchiali.

 
D. – “Caritas in veritate”: come ha accolto questa enciclica?

 
R. – Può immaginarlo. Questo significa che dobbiamo rimettere al centro, vicino alla verità, soprattutto l’amore. Poi, le tensioni di Paolo: “Guai a me se io non evangelizzo” oppure “L’amore di Cristo mi spinge”. Questo credo che sia il tema centrale.

 
D. – Cosa si impara a stare in mezzo ai poveri?

 
R. – E’ la strada per arrivare da nostro Signore. Io credo che dovrò stare a sentire, ad ascoltare tutti, perché le storie di ogni persona sono le storie di Dio. Allora, vedere come Dio scrive nella vita di ogni persona è capire e comprendere il pensiero di Dio.







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