Pace, sviluppo e difesa della vita al centro del primo incontro tra Benedetto XVI
e Obama, in Vaticano. Il commento di padre Lombardi
La difesa della vita, la pace in Medio Oriente, la crisi economica e il dialogo interreligioso:
sono alcuni dei temi affrontati nel primo atteso incontro tra Benedetto XVI e il presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama, ricevuto ieri pomeriggio in Vaticano assieme alla
First Lady, Michelle, alle figlie e al seguito. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
“It’s a great
honour for me”, “E’ un grande onore per me”: sono state queste le prime parole del
presidente Barack Obama al momento della stretta di mano con Benedetto XVI. Quindi,
rispondendo ad una domanda del Papa, il presidente americano ha affermato che il G8
dell’Aquila è stato “molto produttivo”. Il Papa e il presidente americano si sono
poi intrattenuti, per circa 40 minuti, a colloquio a porte chiuse nello studio privato
del Santo Padre. Colloqui cordiali, sottolinea una nota della Sala Stampa vaticana,
nei quali“ci si è soffermati innanzitutto su questioni che sono nell’interesse
di tutti e costituiscono la grande sfida per il futuro di ogni Nazione e per il vero
progresso dei popoli, quali la difesa e la promozione della vita ed il diritto all’obiezione
di coscienza”. Durante l’udienza, si legge ancora nella nota, “si è anche accennato
all’immigrazione, con particolare attenzione all’aspetto del ricongiungimento familiare”.
“Al centro dell’incontro - prosegue il comunicato - sono stati pure temi di politica
internazionale, alla luce anche dei risultati del Vertice dei G8” e “ci si è soffermati
sulle prospettive di pace in Medio Oriente, su cui si registrano convergenze, e su
altre situazioni regionali”. Sono stati poi affrontati alcuni “argomenti di maggiore
attualità come il dialogo tra culture e religioni, la crisi economico-finanziaria
a livello globale e le sue implicazioni etiche, la sicurezza alimentare, l’aiuto allo
sviluppo soprattutto all’Africa e all’America Latina, ed il problema del narcotraffico”.
Infine, conclude la nota, “si è sottolineata l’importanza dell’educazione alla tolleranza
in ogni Paese”.
Per il protocollo quella di ieri
è stata una visita privata, ma quando si tratta del presidente degli Stati Uniti non
può essere un’udienza come le altre. Il corteo presidenziale è giunto in Vaticano
poco dopo le 16, accompagnato in Via della Conciliazione dagli applausi di turisti
e romani che si erano assiepati ai bordi della strada. Il 44.mo presidente statunitense
è stato accolto in Vaticano dal prefetto della Casa Pontificia, mons. James Harvey.
Quindi, si è intrattenuto a colloquio con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio
Bertone, per circa un quarto d’ora. Momento conclusivo dell’udienza con il Papa, la
tradizionale cerimonia dello scambio dei regali. Il presidente Obama ha donato a Benedetto
XVI una stola, che dal 1988 al 2007 è stata sulle spoglie di John Neumann, primo vescovo
statunitense diventato Santo. Obama ha inoltre consegnato al Pontefice una lettera
del senatore Ted Kennedy, gravemente malato. Da parte sua, Benedetto XVI ha regalato
ad Obama una copia autografata dell’Enciclica Caritas in veritate, l’Istruzione
sulla bioetica Dignitas Personae e un mosaico raffigurante Piazza San Pietro.
Prima del congedo, il Papa ha assicurato al presidente che pregherà per lui e gli
ha augurato buon lavoro. Dal canto suo, il presidente si è detto sicuro che quelli
tra la Santa Sede e la sua amministrazione saranno “rapporti molti forti”.
Sul
clima e i contenuti di questo atteso incontro tra Benedetto XVI e il presidente americano,
Barack Obama, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento del direttore della
Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:
R.
- Si è respirato un clima di cordialità, la soddisfazione dei due interlocutori per
essersi potuti conoscere di persona, quindi essersi potuti incontrare, con una possibilità
di dialogo, di espressione e di ascolto reciproco. Questo è sempre un passo avanti
nelle relazioni fra le persone e, in questo caso, tra persone che hanno una grande
autorità ed una grande importanza nel cammino dell’umanità.
D.
- I doni, in queste occasioni, dicono tanto; il Papa ha regalato ad Obama l’Enciclica
Caritas in veritate e il documento Dignitas personae…
R.
- Certamente. L’Enciclica invita a ripensare il progetto culturale di vero sviluppo
dell’umanità e quindi il Papa ha dato il suo contributo. Allo stesso tempo, come sappiamo,
nell’America di oggi vi è un grande dibattito sui valori fondamentali della tutela
della vita ed in questo la prospettiva della Chiesa e la politica del presidente Obama
mostrano delle differenze anche piuttosto significative. Il fatto che il Papa abbia
offerto il documento Dignitas personae - che è una delle espressioni recenti
più complete ed approfondite della prospettiva cattolica sull’etica della vita - è
molto significativo. Il Papa ha fatto delle proposte al presidente Obama, in modo
molto chiaro e leale, ottenendone un’accoglienza rispettosa, anche se poi bisognerà
vedere e valutare come queste esigenze vengano o meno rispettate.
D.
- Il presidente un impegno l’ha preso in difesa della vita…
R.
- Sì, ha ribadito quello che aveva già detto: che ha tutta l’intenzione, con l’impegno
del governo, di ridurre il più possibile il numero degli aborti. Questo è un impegno
apprezzabile. Non è tutto dal punto di vista della morale della Chiesa, però certamente
- data la realtà della gravità dell’aborto - è indubbiamente un impegno positivo che
egli ha anche voluto riaffermare davanti al Santo Padre, il quale gli faceva presente
le preoccupazioni della Chiesa per la vita umana.
D.
- Che bilancio si può fare di un evento così importante?
R.
- Un bilancio certamente positivo. E’ quello che potevamo attenderci e sperare, cioè
mostrare la possibilità, la capacità d’iniziare un dialogo responsabile nei confronti
dei grandi problemi dell’umanità di oggi e di domani, e il presidente Obama ha dimostrato
di poter offrire una creatività ed una personalità capaci di suscitare speranze e
di attirare consenso per la ricerca di nuove soluzioni, rispetto ai grandi problemi
che abbiamo dinanzi.