Se dal G8 giungono possibili nuove sanzioni per fronteggiare la minaccia nucleare,
nella Repubblica Islamica iraniana riprende vigore l’opposizione. Dopo le manifestazioni
contro l’esito delle recenti elezioni, che hanno riconfermato alla presidenza il conservatore
Ahmadinejad, l'ayatollah Rafsanjani ha riaperto il suo sito Internet per contestare
quella che viene definita una palese manipolazione del voto. Sugli obiettivi dell’opposizione
iraniana, Giancarlo La Vella ha parlato con Riccardo Redaelli, docente
di geopolitica all’Università Cattolica di Milano:
R. – Se si
intende uno scontro armato, non mi sembra ancora che in Iran vi siano dei leader disposti
ad affrontare questa possibilità. Però è scattato qualcosa. La palese manipolazione
dei risultati ha provocato una rottura nel sistema iraniano e ha provocato una rabbia
che in Iran era assopita. Gli iraniani, soprattutto i giovani, avevano creduto di
poter modificare la situazione. Non vi sono riusciti e sembrano come rassegnati. D.
- L’azione dell’opposizione è comunque all’interno delle istituzioni islamiche o è
possibile paventare un cambiamento di più ampia portata? R. – Io ho sempre
sostenuto che la Repubblica Islamica avesse una forte capacità di resistenza proprio
perché permetteva un certo grado di dissenso. Le varie fazioni all’interno del sistema
di potere avevano valori, idee abbastanza diversificate; si tollerava la diversità
politica, cosa che in molte dittature non era più permesso. Ora il sistema di potere
è più rigido, però questo è anche un pericolo per la Repubblica Islamica, anche se
io non mi immagino capovolgimenti brutali o straordinari nel breve periodo. E’ vero
che l’Iran è per definizione imprevedibile, ma credo che il sistema di potere della
Repubblica Islamica continuerà, anche se è interessante vedere l’evoluzione di questa
opposizione più rigida, dall’interno.