I vescovi dell'Africa centrale chiedono un impegno più forte nella regione dei Grandi
Laghi
Un invito ai capi di Stato e di governo dell’Africa che hanno firmato il patto sulla
sicurezza, la stabilità e lo sviluppo nella regione dei Grandi Laghi entrato in vigore
nel giugno dello scorso anno ad organizzarsi efficacemente perché il documento abbaia
forza di legge nei Paesi che l’hanno ratificato. Lo rivolge in un messaggio presentato
alla stampa il 2 luglio scorso mons. Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega, in Burundi,
e presidente dell’Associazione delle conferenze cpiscopali dell’Africa centrale (Aceac).
“Contributo dell’Aceac al comitato regionale interministeriale della Conferenza internazionale
della Regione dei grandi laghi (Cirgl)”, questo il titolo del messaggio che chiede
anche ai Paesi elencati nel patto di Nairobi di dichiarare ufficialmente la fine della
guerra nell’est della Repubblica Democratica del Congo, di applicare scrupolosamente
il protocollo di non aggressione e di difesa e che le confessioni religiose e specialmente
la Chiesa cattolica s’impegnino nel processo di disarmo e smobilitazione. Il documento
dell’Aceac sottolinea inoltre l’impegno della Chiesa cattolica nel processo di pace
nella regione dei Grandi Laghi ed esorta gli uomini di Dio ad impegnarsi ad essere
i primi e grandi artigiani della pace e della riconciliazione, ad educare i fedeli
cristiani alla cultura della pace e a pregare per la solidarietà, la giustizia e la
pace. Mons. Ntamwana raccomanda poi di evitare qualunque atto che favorisca l’esclusione
e l’etnocentrismo, poiché tra i fattori che suscitano inquietudine di fronte all’insicurezza
nei Paesi dei Grandi Laghi vi è, principalmente, la manipolazione politica di stampo
etnico, la circolazione delle armi e lo sfruttamento fraudolento delle risorse naturali.
(T.C.)