Il G8 a L'Aquila chiude con la promessa di 20 miliardi di dollari per la sicurezza
alimentare
Si è concluso nella tarda mattinata il vertice del G8 a L’Aquila, con la promessa
di 20 miliardi di dollari in nuovi aiuti in favore dell’Africa e una dichiarazione
sulle principali emergenze internazionali. Scoperta dai leader una targa di solidarietà
nei riguardi delle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto dello scorso aprile,
accompagnata dall’impegno di partecipare alla ricostruzione delle zone disastrate.
Per il premier italiano, Silvio Berlusconi, visibilmente soddisfatto, dal vertice
giunge un forte messaggio di speranza per il mondo. Sentiamo il nostro inviato Stefano
Leszczynski: Il vertice del
G8 allargato ha infine preso ufficialmente un nuovo impegno nei confronti dei Paesi
africani destinando 20 miliardi di dollari - dei quali almeno 4 da parte degli Stati
Uniti - all’Africa, distribuiti su un periodo di tre anni. I nuovi aiuti destinati
alla sicurezza alimentare, quindi allo sviluppo del sistema produttivo di cibo nei
Paesi più poveri, si vanno ad aggiungere alle misure già decise in precedenti vertici
e riconfermate qui, a L’Aquila, dai leader dei Paesi più ricchi. Un risultato che
non è piaciuto alla coalizione delle organizzazioni non governative internazionali
presenti al summit, a causa della sua esiguità finanziaria e della mancanza di indicazioni
precise sulla gestione - provvisoriamente affidata alla Banca Mondiale - e sull’utilizzo
finale dei nuovi fondi. L’intesa tuttavia ha avuto il risultato di rafforzare i legami
tra i Paesi del G8 e quelli africani presenti al vertice - Algeria, Angola, Egitto,
Etiopia, Libia, Nigeria, Senegal, Sud Africa e Unione Africana - con il rilancio del
partenariato sull’accesso all’acqua e lo sviluppo dei sistemi sanitari. Soddisfazione
è stata espressa dai leader degli Stati presenti al vertice sull’intesa raggiunta
in materia di emergenza climatica, che vedrà ulteriori sviluppi al prossimo vertice
di Copenhagen. Sul commercio mondiale, è stata decisa la conclusione dei negoziati
di Doha entro il 2010, con grande rilievo al rifiuto di ogni forma di protezionismo.
I leader del G8, inoltre, hanno sottolineano “l’importanza centrale del regime stabilito
dal Trattato di non proliferazione e l’impegno a creare le condizioni per un mondo
senza armi nucleari”. A questo scopo, gli Stati Uniti convocheranno una conferenza
nella primavera 2010. Grande rilevanza inoltre hanno avuto le crisi internazionali
in corso, quale quella mediorientale, con l’intesa di tutti gli Stati membri sulla
soluzione dei "due Stati per due popoli" e la preoccupazione dei leader del G8 per
i recenti sviluppi della crisi in Iran. Infine, si amplia di fatto la formula del
G8, che per il futuro vedrà vertici più ampi con l’inclusione delle economie emergenti. Per
un primo bilancio sui risultati raggiunti dal G8 dell'Aquila, Stefano Leszczynski
ha raccolto il commento di Staffan de Mistura, direttore esecutivo del Pam,
il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite: R. - Il summit
mi sembra sia sulla giusta direzione. Siamo partiti da una crisi finanziaria che ha
preoccupato tutti e che potrebbe, come tutte le crisi, produrre un senso di egoismo,
quello che porta cioè ad occuparsi solo dei problemi casa propria. Invece, abbiamo
un inizio di 15 miliardi di dollari dedicati a combattere la fame nel mondo, tramite
sostegni all’agricoltura e, come ci auguriamo, anche a chi attualmente non è capace
di sfamarsi. Anche l’Enciclica di Sua Santità ha dato un messaggio in questa direzione
e mi pare che sia stata ascoltata. In conclusione, questo summit mi sembra particolarmente
positivo, proprio perché partiamo da un retroterra in cui ci si aspettava egoismo. D.
- Ci sono molte buone intenzioni da parte dei Paesi più ricchi. E' positiva la partecipazione
dei Paesi più poveri al vertice, però, allo stesso tempo, i Paesi che discutono questi
problemi sono anche quelli che ad esempio innalzano barriere insormontabili contro
i flussi migratori. Questo come si conciliano con questi due aspetti? R.
- Nessuno ama emigrare o andar via dal proprio Paese se a casa propria dispone di
una situazione alimentare e finanziaria sufficiente per la propria dignità. In questo
senso, i 15 miliardi - per i quali mi pare abbia fatto pressioni il presidente Obama
- vanno proprio nella direzione di assistere quei Paesi nei quali l’agricoltura è
diventata la chiave per la sopravvivenza alimentare, per fare in modo che il Paese
stesso possa rilanciarsi da solo. Il nostro compito, in poche parole, è quello di
insegnare a pescare - che è cruciale - ma anche quello di continuare a mantenere in
vita il pescatore. Di tenore diverso il giudizio di Sergio
Marelli, direttore della Focsiv, che al microfono di Stefano Leszczynski
dà voce alle perplessità delle Ong sul G8: R. - La sintesi
che faccio mi porta a dire che si tratta di un vertice che ha un anno di ritardo:
poteva essere il G8 de L’Aquila del 2008. Mi spiego: a parte riconfermare gli stanziamenti
di Gleneagles e questa iniziativa sulla sicurezza alimentare - della quale bisognerà
verificare quanti di questi 15 o più miliardi promessi sono dei miliardi effettivamente
nuovi e non riciclati da vecchi finanziamenti e vecchie erogazioni - si tratta di
un vertice appunto che non tiene conto del fatto che, in questi ultimi mesi, una crisi
globale - senza precedenti, finanziaria, economica - si è abbattuta in particolare
sui Paesi poveri. Un G8 così è un G8 inefficace. Un G8 che accusa le Nazioni Unite
di inefficienza e giustifica la sua permanenza ed esistenza proprio in nome di una
maggiore efficacia, per le decisioni che riguardano il mondo, si autodefinisce come
un G8 che non riesce a trovare quelle soluzioni concrete e urgenti che bisognerebbe
mettere in atto dopo uno "tsunami" come quello che si è abbattuto negli ultimi mesi
sulle borse, sui mercati e sulle economie mondiali. D. - Un
aspetto positivo, forse, è l’allargamento del G8: da G8 a G14, con l’inclusione dei
Paesi delle principali economie emergenti. Potrebbe diventare un vertice più efficace
in questo modo? R. - Non sono mai stato precluso anche a delle
formule più ristrette per trovare dei consensi. Ad una sola condizione però: che tutte
le decisioni, le dichiarazioni che vengono assunte in questi vertici, nel G8, nel
G14 - a settembre ci sarà il G20 - devono convergere verso la costruzione di un consenso
che può essere assunto nell’unico luogo internazionale, legittimamente deputato a
definire le regole mondiali, che è l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E’ per
questo che come Focsiv sosterremo - poiché saremo presenti all’Assemblea generale
del prossimo settembre - la proposta che il professor Stiglitz ha consegnato al segretario
generale delle Nazioni Unite, ovvero la costituzione di un Global economic council,
cioè di un Consiglio di sicurezza, che possa avere potere dirimente e decisionale
sulle grandi questioni economiche e sociali: quelle che stanno vivendo soprattutto
i Paesi poveri, ma delle quali stiamo subendo le conseguenze anche qui nei nostri
Paesi ricchi. D. - Una riflessione sul ruolo delle organizzazioni
non governative, qui al vertice. Si sono presentate compatte, sono riuscite a fare
passare il proprio messaggio. Una presenza più partecipativa forse e meno di opposizione? R.
- Quando ci si mette insieme si ottengono anche risultati. Lo abbiamo dimostrato,
quando nel 2000 insieme abbiamo potuto far crollare il muro di un problema intoccabile
come quello del debito estero, del debito internazionale. Lo abbiamo dimostrato di
nuovo qui, in questi giorni, a L’Aquila: quando ci si unisce si ottengono più risultati.
Ne cito uno per tutti: giovedì 2 luglio, abbiamo incontrato il presidente del Consiglio,
Berlusconi, gli abbiamo presentato un nostro documento contenente le critiche, le
richieste, ma anche le proposte su come trovare delle soluzioni in favore delle popolazioni
più povere del mondo. Il presidente del Consiglio si era impegnato a consegnare questo
documento agli otto Grandi della terra e ciò è avvenuto ieri mattina. Adesso, è nelle
loro mani la possibilità di attuarle, per consegnare un futuro più giusto, più equo,
più sostenibile e più vivibile, anche per noi, a tutti gli abitanti del pianeta. D.
- Le parole di Benedetto XVI con la sua Enciclica, ma anche le molte parole spese
nell'appello ai Grandi, ha avuto secondo te un effetto quanto meno etico, morale,
su questi lavori? R. - Un’Enciclica che tutti aspettavamo e
che è stata presentata proprio il giorno prima dell’apertura del vertice de L’Aquila:
penso che già la scelta della data sia un segnale e un messaggio chiaro, che richiama
a delle responsabilità, alla necessità di ritornare ad un’etica del bene comune. I
Grandi della terra oggi stanno assumendo delle decisioni che non sono prese dal governo
del mondo, ma sappiamo tutti che avranno degli impatti notevoli e significativi su
tutto il mondo.