I propositi del G8 all'Aquila: nuovi aiuti all'Africa e meno inquinamento
Nuovi aiuti all’Africa per combattere la fame, riduzione dell’inquinamento, condivione
degli obiettivi internazionali. Il vertice del G8 allargato conclusosi a L’Aquila
è stato salutato come un successo dai suoi principali protagonisti. Piena soddisfazione
è stata espressa dal premier italiano Berlusconi per quelli che sono stati definiti
risultati importanti. Prima della conclusione dei lavori i leader del G8 hanno scoperto
una targa nella sede del vertice in segno di solidarietà con le vittime del terremoto
di aprile. Il servizio del nostro inviato Stefano Leszczynski
A conclusione
dei lavori, si tirano le somme e non per tutti il bilancio è completamente soddisfacente:
al microfono di Stefano Leszczynski , Sergio Marelli, direttore della
Focsiv, dà voce alle perplessità delle Ong sul G8
Per un primo
bilancio sui risultati raggiunti dal G8 dell'Aquila, Stefano Leszczynski ha
raccolto il commento di Staffan de Mistura, direttore esecutivo del Pam, il
Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite:
R. - Il summit
mi sembra sia sulla giusta direzione. Siamo partiti da una crisi finanziaria che ha
preoccupato tutti e che potrebbe, come tutte le crisi, produrre un senso di egoismo,
quello che porta cioè ad occuparsi solo dei problemi casa propria. Invece, abbiamo
un inizio di 15 miliardi di dollari dedicati a combattere la fame nel mondo, tramite
sostegni all’agricoltura e, come ci auguriamo, anche a chi attualmente non è capace
di sfamarsi. Anche l’Enciclica di Sua Santità ha dato un messaggio in questa direzione
e mi pare che sia stata ascoltata. In conclusione, questo summit mi sembra particolarmente
positivo, proprio perché partiamo da un retroterra in cui ci si aspettava egoismo.
D.
- Ci sono molte buone intenzioni da parte dei Paesi più ricchi. E' positiva la partecipazione
dei Paesi più poveri al vertice, però, allo stesso tempo, i Paesi che discutono questi
problemi sono anche quelli che ad esempio innalzano barriere insormontabili contro
i flussi migratori. Questo come si conciliano con questi due aspetti?
R. -
Nessuno ama emigrare o andar via dal proprio Paese se a casa propria dispone di una
situazione alimentare e finanziaria sufficiente per la propria dignità. In questo
senso, i 15 miliardi - per i quali mi pare abbia fatto pressioni il presidente Obama
- vanno proprio nella direzione di assistere quei Paesi nei quali l’agricoltura è
diventata la chiave per la sopravvivenza alimentare, per fare in modo che il Paese
stesso possa rilanciarsi da solo. Il nostro compito, in poche parole, è quello di
insegnare a pescare - che è cruciale - ma anche quello di continuare a mantenere in
vita il pescatore.
Di tenore diverso il giudizio di Sergio Marelli, direttore
della Focsiv, che al microfono di Stefano Leszczynski dà voce alle perplessità delle
Ong sul G8:
R. - La sintesi che faccio mi porta a dire che si tratta di un
vertice che ha un anno di ritardo: poteva essere il G8 de L’Aquila del 2008. Mi spiego:
a parte riconfermare gli stanziamenti di Gleneagles e questa iniziativa sulla sicurezza
alimentare - della quale bisognerà verificare quanti di questi 15 o più miliardi promessi
sono dei miliardi effettivamente nuovi e non riciclati da vecchi finanziamenti e vecchie
erogazioni - si tratta di un vertice appunto che non tiene conto del fatto che, in
questi ultimi mesi, una crisi globale - senza precedenti, finanziaria, economica -
si è abbattuta in particolare sui Paesi poveri. Un G8 così è un G8 inefficace. Un
G8 che accusa le Nazioni Unite di inefficienza e giustifica la sua permanenza ed esistenza
proprio in nome di una maggiore efficacia, per le decisioni che riguardano il mondo,
si autodefinisce come un G8 che non riesce a trovare quelle soluzioni concrete e urgenti
che bisognerebbe mettere in atto dopo uno "tsunami" come quello che si è abbattuto
negli ultimi mesi sulle borse, sui mercati e sulle economie mondiali.
D. -
Un aspetto positivo, forse, è l’allargamento del G8: da G8 a G14, con l’inclusione
dei Paesi delle principali economie emergenti. Potrebbe diventare un vertice più efficace
in questo modo?
R. - Non sono mai stato precluso anche a delle formule più
ristrette per trovare dei consensi. Ad una sola condizione però: che tutte le decisioni,
le dichiarazioni che vengono assunte in questi vertici, nel G8, nel G14 - a settembre
ci sarà il G20 - devono convergere verso la costruzione di un consenso che può essere
assunto nell’unico luogo internazionale, legittimamente deputato a definire le regole
mondiali, che è l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E’ per questo che come Focsiv
sosterremo - poiché saremo presenti all’Assemblea generale del prossimo settembre
- la proposta che il professor Stiglitz ha consegnato al segretario generale delle
Nazioni Unite, ovvero la costituzione di un Global economic council, cioè di un Consiglio
di sicurezza, che possa avere potere dirimente e decisionale sulle grandi questioni
economiche e sociali: quelle che stanno vivendo soprattutto i Paesi poveri, ma delle
quali stiamo subendo le conseguenze anche qui nei nostri Paesi ricchi.
D. -
Una riflessione sul ruolo delle organizzazioni non governative, qui al vertice. Si
sono presentate compatte, sono riuscite a fare passare il proprio messaggio. Una presenza
più partecipativa forse e meno di opposizione?
R. - Quando ci si mette insieme
si ottengono anche risultati. Lo abbiamo dimostrato, quando nel 2000 insieme abbiamo
potuto far crollare il muro di un problema intoccabile come quello del debito estero,
del debito internazionale. Lo abbiamo dimostrato di nuovo qui, in questi giorni, a
L’Aquila: quando ci si unisce si ottengono più risultati. Ne cito uno per tutti: giovedì
2 luglio, abbiamo incontrato il presidente del Consiglio, Berlusconi, gli abbiamo
presentato un nostro documento contenente le critiche, le richieste, ma anche le proposte
su come trovare delle soluzioni in favore delle popolazioni più povere del mondo.
Il presidente del Consiglio si era impegnato a consegnare questo documento agli otto
Grandi della terra e ciò è avvenuto ieri mattina. Adesso, è nelle loro mani la possibilità
di attuarle, per consegnare un futuro più giusto, più equo, più sostenibile e più
vivibile, anche per noi, a tutti gli abitanti del pianeta.
D. - Le parole di
Benedetto XVI con la sua Enciclica, ma anche le molte parole spese nell'appello ai
Grandi, ha avuto secondo te un effetto quanto meno etico, morale, su questi lavori?
R.
- Un’Enciclica che tutti aspettavamo e che è stata presentata proprio il giorno prima
dell’apertura del vertice de L’Aquila: penso che già la scelta della data sia un segnale
e un messaggio chiaro, che richiama a delle responsabilità, alla necessità di ritornare
ad un’etica del bene comune. I Grandi della terra oggi stanno assumendo delle decisioni
che non sono prese dal governo del mondo, ma sappiamo tutti che avranno degli impatti
notevoli e significativi su tutto il mondo.