Mogadiscio: ancora violenze, chiusi i centri di assistenza di Msf
Decine di civili hanno perso la vita e centinaia di persone sono in fuga da Mogadiscio
a causa dei continui bombardamenti, delle esplosioni e dei combattimenti fra i diversi
gruppi armati. La capitale della Somalia - denuncia Medici senza frontiere (Msf) in
un comunicato stampa - è sprofondata nel caos e l’Associazione è stata costretta a
chiudere i suoi centri di salute nella zona. Gli operatori di Msf, così come il resto
della popolazione, sono fuggiti verso Afgooye e Jowhar per proteggere le proprie vite
e quelle dei familiari. La scorsa settimana, l’Associazione ha chiuso un ospedale
pediatrico e tre cliniche nel nord di Mogadiscio. Alfonso Verdu, responsabile dei
progetti in Somalia, ha dichiarato che uomini armati hanno preso il controllo di alcune
delle strutture mediche impedendo l’assistenza sanitaria e umanitaria alla popolazione.
Mezzo milione di persone si è rifugiato lungo la strada per Afgooye, a ovest di Mogadiscio
ma acqua e cibo scarseggiano. Il sovraffollamento dei campi aumenta il rischio di
epidemie, come il colera e il morbillo. Msf lancia un appello a tutte le parti coinvolte
nel conflitto, affinché rispettino le strutture sanitarie dell’organizzazione e il
lavoro dei suoi operatori umanitari somali, che sono riusciti a garantire assistenza
medica e umanitaria nelle peggiori condizioni. “Nonostante tutto quello che è accaduto,
intendiamo continuare a lavorare nel Paese; i bisogni sono enormi e le principali
vittime di questo conflitto sono civili, soprattutto donne e bambini”, dichiara Benoit
Leduc, capo missione di Msf in Somalia. Lo staff di Medici senza frontiere realizzava
una media di 2.500 visite la settimana e aveva in cura circa 400 bambini malnutriti,
al momento della sospensione delle attività. Negli ultimi tre mesi, Msf ha registrato
numerosi incidenti di sicurezza. Ad aprile, due operatori dell’organizzazione umanitaria
sono stati sequestrati per una settimana a Huddur, nella regione di Bakool. Il 18
giugno scorso, un operatore è stato vittima di un’esplosione che ha ucciso altre trenta
persone. Sempre a giugno, è stato attaccato un automezzo di Msf a nord di Galcayo
e nell’incidente ha perso la vita la madre di un paziente. (M.P.)