Mons. Crociata: modestia e castità sono valori indifesi dai media, ma i soli che difendono
la dignità del corpo umano
L’esempio di Santa Maria Goretti non è “fuori moda” ma manifesta, al contrario, la
necessità di riscoprire “parole desuete, come purezza, castità, verginità, che oggi
paradossalmente ci fanno arrossire”. Lo ha affermato ieri il segretario generale della
Conferenza episcopale italiana (Cei), mons. Mariano Crociata, celebrando la
memoria della martire a Le Ferriere, in provincia di Latina. “Assistiamo - ha anche
detto - ad uno sfoggio di un libertinaggio irresponsabile: nessuno deve pensare che
in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati”.
Concetti che mons. Crociata riprende in questa intervista di Paolo Ondarza:
R. - Delle
cose di cui tradizionalmente ci si vergognava o di cui si aveva pudore di parlare,
oggi quasi ci se ne fa vanto. E, al contrario, si ha quasi vergogna di parlare di
modestia, di castità, perché sembrano cose fuori dal mondo. Questo appare - nella
presentazione che ne fa certa stampa - come un dato acquisito e condiviso da tutti.
Non bisogna lasciarsi impressionare e invece bisogna perseguire il bene della persona,
perché ritorni un giusto equilibrio nella valutazione del valore, della dignità del
corpo, della sessualità.
D. - Secondo lei, è ancora
popolare una figura come quella di Maria Goretti o di altri Santi che hanno vissuto
la castità?
R. - In realtà, queste figure non sono
mai state di moda, perché l’istinto ad assecondare la sessualità disordinata è un
istinto nell’esperienza dell’uomo di tutte le epoche. In questo senso, è un’inattualità
permanente questa forma di santità e di testimonianza, come la santità in genere:
un modello di umanità compiuta secondo un disegno che non è nell’assecondare quello
che uno semplicemente sente dire, ma nel dare ordine alla propria vita secondo un
progetto e una visione, secondo la Parola di Dio.
D.
- Lei ha detto “il libertinaggio non è un fatto privato”. Eppure, spesso è ostentato
da personaggi famosi e quasi incoraggiato da certi mezzi di comunicazione di massa...
R.
- Bisogna dire che è responsabilità degli educatori, dei genitori, di coloro che hanno
un ruolo pubblico. I mezzi di comunicazione, le istituzioni devono sentire la responsabilità
nei confronti di una proposta di valori che aiuti la vita buona e non che la distrugga.
Sono in gioco beni fondamentali: è in gioco il bene fondamentale della persona in
tutta la sua interezza.