2009-07-06 15:30:26

Cina, scontri e violenze nello Xinjiang: centinaia di morti e feriti


Centoquaranta morti e ottocento feriti. Questo il tragico bilancio degli scontri che da ieri stanno insanguinando la provincia cinese dello Xinjiang. Le violenze sono esplose nella capitale della regione, Urumqi, dopo che centinaia di “uiguri”, un’etnia musulmana presente nell’area, sono scesi in piazza per manifestare contro l'emarginazione che subiscono. Più in particolare, avrebbero organizzato proteste per la morte di due “uiguri” avvenuta nel sud della Cina a fine giugno. Al momento nella città teatro dei disordini è scattato il coprifuoco con gli agenti che presidiano i quartieri musulmani. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesco Sisci, corrispondete da Pechino del quotidiano "La Stampa":RealAudioMP3

R. – La situazione è estremamente seria. La stampa cinese parla di rivolta organizzata e pianificata dall’estero, parla di negozi ed auto incendiati, di interi quartieri messi a ferro e a fuoco ad Urumqi, capoluogo della regione, dove peraltro la maggioranza della popolazione è han, cioè della maggioranza etnica della Cina .
 
D. – Chi sono gli “uiguri” e cosa rappresentano per il governo cinese?
 
R. – Sono un minoranza, circa 8 milioni di persone su una popolazione complessiva di quasi un miliardo e 400 milioni di persone in tutta la Cina; sono di origine turca, parlano una lingua vicina al turco e sono musulmani. I rapporti etnici sono tesi, per un misto di questioni sia nazionalistiche – c’è ovvero un gruppo che vorrebbe l’indipendenza di questa regione – sia religiose, perché dalla metà degli anni Novanta in poi questi “uiguri” sono sempre più caduti sotto l’influenza del fondamentalismo religioso musulmano. I due elementi si sono poi combinati con una repressione spesso indiscriminata delle autorità di Pechino contro questa minoranza; repressione che invece che porre fine alle proteste le ha aumentate ed allargate, come appare evidente in queste ore.







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