2009-07-05 12:05:32

In Honduras esortazione dei vescovi al rispetto della legge e a “costruire dalla crisi”


“Con lo scopo di arrivare a soluzioni costruttive è fondamentale rispettare il calendario del Tribunale supremo elettorale, che deve garantire la realizzazione delle elezioni nel prossimo mese di novembre, è necessario globalizzare la solidarietà come un sentiero che può aiutarci a superare le ingiustizie e l’iniquità”. E’ quanto affermano in un documento reso noto poche ore fa gli 11 vescovi dell’Honduras al termine di una plenaria straordinaria dopo la destituzione e l’espulsione dal Paese dell’ex presidente Manuel Zelaya. Il servizio di Luis Badilla:RealAudioMP3

Il documento, breve ma molto articolato ed intitolato “Costruire dalla crisi”, è stato letto dall’arcivescovo di Tegucigalpa, cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga. “Non più di tre settimane fa nell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale – ricordano i presuli - abbiamo detto chiaramente che la giustizia sociale, il dialogo e le consultazioni nella cornice della legge sono priorità del nostro popolo che vanno riconosciute e rispettate”. I vescovi aggiungono anche di aver raccolto informazioni e documenti ufficiali da tutti i poteri e le istituzioni dello Stato per pervenire alle loro conclusioni. “Tutti ed ognuno dei documenti – spiegano i presuli dell’Honduras - dimostrano che le istituzioni dello Stato democratico honduregno sono vigenti e che il loro operato in materia giuridico-legale si svolge in modo conforme al diritto”. “I tre poteri dello Stato, Esecutivo, Legislativo e Giudiziale – si legge nel documento - agiscono in forma legale e democratica, in accordo con la Costituzione della Repubblica dell’Honduras. La Costituzione e gli organi che amministrano le giustizia del Paese ci fanno dunque stabilire che, nel rispetto dell’articolo 239 della Costituzione stessa, chi proponga la riforma di quest’articolo cessa immediatamente nelle funzioni della carica e resta inabilitato per 10 anni nell’esercizio di ogni funzione pubblica”. “Quindi la persona in questione (il presidente deposto) quando è stata arrestata già non era il presidente della Repubblica”. D’altra parte, in applicazione dei diritti che la medesima Costituzione garantisce a tutti, i vescovi chiedono anche spiegazioni sulle ragioni in virtù delle quali Manuel Zelaya è stato espulso del Paese, misura che ritengono inappropriata. Guardando al futuro, e in particolare alla soluzione della crisi senza fare ricorso alla violenza, i vescovi honduregni ribadiscono: “Continuiamo a credere che il nostro Paese è stato e desidera continuare ad essere un popolo di fratelli per vivere unito nella giustizia e nella pace; perciò è necessario optare decisamente per l’ascolto delle opinioni degli altri per poter stabilire un dialogo fra tutti i settori della società.

 
La comunità internazionale, in possesso dell’informazione adeguata sulla situazione del nostro Paese, può dare un contributo a realizzare questi propositi”. “Rivolgiamo un appello speciale a coloro che hanno avuto o hanno nelle loro mani il destino del Paese invitandoli a non lasciarsi trascinare dall’egoismo, dalla vendetta, dalla persecuzione, dalla violenza e dalla corruzione”. Con riferimento alle posizioni dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) l’Episcopato poi osserva: “Se il sistema interamericano si limita a proteggere la democrazia nelle urne ma non segue l’esercizio del buon governo né la prevenzione della crisi politiche, economiche e sociali, non serve a nulla reagire fuori tempo dopo. Alla comunità internazionale ricordiamo il diritto che abbiamo di essere noi a definire il nostro destino senza pressioni unilaterali, di qualsiasi tipo, cercando le soluzioni che promuovano il bene di tutti. Rifiutiamo le minacce di fare uso della forza o dei blocchi che avrebbero come conseguenza quella di far soffrire i più poveri”. I presuli ringraziano infine le molte espressioni di solidarietà ricevute e concludono: “Lo scontro che si vive non deve portare all’acuirsi della violenza; anzi, deve essere un punto di partenza per il dialogo, il consenso e la riconciliazione che ci possono rinforzare come famiglia honduregna e, dunque, per intraprendere anche un cammino verso lo sviluppo integrale di tutti. Esortiamo il popolo di fedeli ad intensificare la preghiera e il digiuno solidale chiedendo che tra noi regni la giustizia e la pace”. 







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