Il commento del teologo don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
Nella 14.ma Domenica del Tempo ordinario, il brano del Vangelo proposto dalla liturgia
presenta Gesù che entra di sabato nella Sinagoga per insegnare e viene additato con
scandalo dalla sua gente, che non riesce a spiegarsi la sapienza delle parole pronunciate
dal "falegname, figlio di Maria". E Gesù, meravigliandosi per la loro incredulità,
replica:
"Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi
parenti e in casa sua".
Su questo brando del Vangelo, ascoltiamo il commento
del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:
(musica)
Con
il peccato l’uomo ha subito una menomazione di tutto il suo essere ed anche delle
sue facoltà superiori quali la conoscenza e la volontà. Nella situazione in cui ora
egli si trova, tende a fare della restrizione nella quale è caduto la griglia interpretativa
di tutto quel che vede e incontra.
Ciò gli impedisce
di riconoscere la Verità, cioè, l’evidenza di una intelligenza (sophia) e di una potenza
(dynamis) che lo trascendono, che lo superano, per riconoscere ed ammettere le quali
dovrebbe lasciar cadere e spezzare il suo misero schema.
Invece
di gioire dell’essere disarmato dalla presenza e dalla evidenza della Verità, l’uomo
preferisce usare le sue povere precomprensioni contro la Verità.
E
Gesù “si meravigliava della loro incredulità”. Una incredulità che vuole andare “contro
la luce” (J.H. Newmann). Ma ciò è insensato, è fallimentare ed è assurdo.
Tuttavia
l’azione di Gesù non viene vanificata del tutto. Alcuni, “pochi”, fanno esperienza
del dono della Sua presenza. Egli è qui “per tutti”, ma solo “pochi” lo accolgono.
A costoro, però, “ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12).