I vescovi del Celam auspicano una cultura del lavoro che metta al centro la persona
Al termine dell’incontro organizzato dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam),
in Repubblica Dominicana, dei vescovi responsabili della Pastorale per la cultura
delle 22 Conferenze episcopali dell’America Latina e dei Caraibi, i presuli hanno
riassunto in un breve messaggio le principali riflessioni sul rapporto tra cultura,
lavoro e diritti. I delegati si sono incontrati nella cornice del quinto centenario
della morte di Fray Antonio de Montesino, uno dei pionieri della prima evangelizzazione
del Nuovo Mondo ricordato soprattutto per la sua appassionata difesa dei diritti dei
lavoratori riassunta nel famoso sermone “Con quale diritto” e che oggi, secondo il
messaggio, alla vigilia delle molteplici celebrazioni in programma per il Bicentenario
dell’indipendenza delle nazioni della regione, appare di grande attualità. Ricordando
Fray Antonio de Montesino, osservano i vescovi, si ricordano le molte persone, sacerdoti,
religiosi, laici stranieri e autoctoni che hanno dato un grande contributo allo sviluppo
di queste popoli e alla formazione di una cultura incentrata sui valori del lavoro
umano quale continuazione della Creazione". “Oggi dobbiamo prendere atto - si legge
nel messaggio - che nelle odierne società latinoamericane e caraibiche non esiste
consapevolezza del diritto a un lavoro dignitoso, alla libertà necessaria per svolgere
un lavoro capace di umanizzare le persone e favorire la formazione delle famiglie”.
Un tale deficit, si aggiunge, è poi la causa di molte situazioni altrettanto deficitarie
come i grandi ostacoli per avere accesso a un’educazione adeguata, o per rispettare
e proteggere i diritti delle donne, delle comunità indigene così come di quelle afroamericane.
Sono questi problemi che impediscono il riconoscimento di ciascuno, quale soggetto
sociale attivo e partecipativo. Secondo i vescovi latinoamericani “per le ideologie
neoliberali e neoconservatrici, la persona umana non è il centro”, che appare occupato
invece dalla “brama di lucro e dal consumismo”, ritenuti spesso dei “valori assoluti”.
Se si guarda più specificamente al mondo del lavoro i presuli osservano che oggi “la
disoccupazione non sembra essere una preoccupazione prioritaria del Governi” così
come non esiste particolare attenzione “per le politiche in grado di generare opportunità
e di rispettare la dignità dei lavoratori”. Non meno gravi e pressanti sono altri
problemi, acuiti dalla crisi internazionale, come il fenomeno delle migliaia di persone
costrette a emigrare proprio perché senza futuro professionale nei propri Paesi oppure
colpite da concorrenze sleali che comportano abbassamento degli stipendi e perdita
dei diritti. Sono realtà, spiegano i vescovi latinoamericani, che hanno rinforzato
il fenomeno dell’esclusione sociale e a volte anche delle nuovo schiavitù. Una sana
cultura del lavoro e del lavoratore non solo è un diritto ma anche la via maestra
per individuare soluzioni migliori e tempestive. “Perciò - conclude il messaggio -
come cristiani ci dobbiamo sentire chiamati a trasformare i nostri stili di vita”
disposti, perché appare necessario e urgente, “ a rivedere i paradigmi economici utilizzati
sino ad oggi in favore di modelli e processi economici sostenibili non solo nei confronti
dell’ambiente, ma soprattutto per quanto riguarda il rispetto della dignità delle
persone”. I vescovi si congedano quindi auspicando un approfondimento della riflessione
sull’urgente “evangelica cultura del lavoro” chiamata a porre al centro di ogni cosa
la persona e i suoi diritti inalienabili. (L.B.)