Rapporto di Amnesty sulle violazioni dei diritti umani a Gaza
E' stato presentato il rapporto di Amnesty International sui 22 giorni di guerra condotti
dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Nel dossier vengono denunciati crimini
di guerra compiuti sia dalle forze militari di Israele sia dai guerriglieri palestinesi
di Hamas. Immediata la reazione dei militari israeliani che parlano di un “rapporto
squilibrato, prova che Amnesty è stata vittima delle manipolazione di Hamas, un'organizzazione
terroristica''. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
E’ un giudizio
durissimo quello di Amnesty International, espresso attraverso il rapporto sull’operazione
"Piombo Fuso", lanciata in dicembre dall’esercito israeliano contro Hamas e la Striscia
di Gaza. 117 pagine che a chiare lettere parlano di 22 giorni in cui le forze israeliane
hanno ucciso centinaia di civili palestinesi disarmati e distrutto migliaia di abitazioni,
mediante attacchi che hanno violato le leggi di guerra. Il rapporto si basa su prove
raccolte dai delegati di Amnesty in gennaio e febbraio, documentando l'uso da parte
di Israele di armi da campo aperto contro la popolazione civile intrappolata e senza
possibilità di fuga. L'intensità degli attacchi – si legge inoltre nel documento –
è stata senza precedenti: il totale di 1.400 palestinesi uccisi dalle forze israeliane
comprende circa 300 bambini e altre centinaia di civili che non stavano minimamente
prendendo parte al conflitto. Molte distruzioni, inoltre, sono state indiscriminate
e non motivate da alcuna necessità militare. Nel rapporto, inoltre, anche le accuse
di mancata collaborazione da parte dei vertici militari ed istituzionali israeliani,
chiedendo alla comunità internazionale, a partire dal Consiglio di Sicurezza, di esercitare
tutta la sua influenza per ottenere che Israele cooperi pienamente con l'inchiesta
dell’Onu, che – secondo Donatella Rovera, capo-missione di Amnesty a Gaza - risulta
attualmente lo strumento migliore per stabilire la verità. Nel rapporto di Amnesty
anche un invito chiaro allo Stato ebraico, affinché si impegni a non condurre attacchi
contro i civili e a porre fine al blocco nei confronti della Striscia di Gaza che
rappresenta una punizione collettiva contro l'intera popolazione. Non manca, infine,
un monito ad Hamas: “Che fermi – si legge - il lancio di razzi contro i centri abitati
israeliani”. Sul rapporto di Amnesty International e sulle reazioni
di Israele, Roberta Rizzo ha intervistato Giorgio Bernardelli, giornalista
ed esperto di Medio Oriente.
R. – Si citano
violazioni molto gravi anche del diritto internazionale sull’uso delle bombe al fosforo
e soprattutto sull’uso di armi che non possono avere una capacità di colpire obiettivi
molto precisi, come l’artiglieria, e che creano molte vittime tra le popolazioni civili.
Il rapporto di Amnesty parla di 300 bambini morti durante i combattimenti. Questo
rapporto aiuta a non dimenticare. Oggi si parla pochissimo di quello che è successo
solo cinque mesi fa. D. – Nel rapporto Amnesty accusa apertamente
Israele di crimini di guerra contro i civili palestinesi… R.
- Amnesty accusa entrambi, accusa anche Hamas per il lancio di missili contro le cittadine
israeliane che si trovano intorno al confine. Certo, le accuse nei confronti di Israele
sono altrettanto forti e soprattutto giungono dopo che un’inchiesta interna, sollecitata
anche da alcune voci all’interno della società israeliana, aveva invece escluso violazioni
del diritto internazionale. D. – Israele parla di rapporto squilibrato
e distorto perché ignora gli sforzi compiuti dalle forze armate per evitare le vittime
civili… R. – In un’offensiva come quella portata avanti nella
guerra di Gaza le vittime civili erano nel conto. Adesso, questo rapporto e le risposte
sono semplicemente tentativi di presentare politicamente questo risultato nella maniera
migliore possibile per ciascuna delle parti, ma la realtà è quella che tutti abbiamo
visto fin dai primissimi giorni della guerra e che nessuna dichiarazione può cambiare,
sostanzialmente. L’importante è che si ritorni a parlare di Gaza perché il dramma
ancora più grosso di queste morti civili di cui il rapporto di Amnesty International
parla è che il risultato di questa guerra è stato di lasciare la situazione esattamente
com’era prima. Oggi come ieri Gaza è in mano ad Hamas. Quindi, la vera domanda è a
che cosa è servito tutto questo? D. – Recentemente Papa Benedetto
XVI si è soffermato sulla drammatica situazione umanitaria della Striscia di Gaza
e ha lanciato un appello affinché la situazione venga affrontata con competenza e
solidarietà… R. Certo, è un appello importante, un appello che
ricorda chi sono le vittime di questa situazione: è la popolazione civile che soffre
a causa dell’estremismo di Hamas e di questo blocco che va avanti in maniera infinita.
La chiave per risolvere questa situazione è aprire Gaza, non lasciarla nell’isolamento
e trovare il modo appunto di far sì che il mondo sia presente a Gaza. Solo da qui
è pensabile che si arrivi a un cambiamento politico che aiuti a uscire da questo vicolo
cieco in cui da troppo tempo Gaza sembra essersi cacciata.