Proteggere la vista dei bambini attraverso la vitamina A: l’impegno delle Missioni
Cristiane per i ciechi nel Mondo
Bastano 30 euro per distribuire 30 dosi di vitamina A proteggendo così la vista e
la vita di 30 bambini. E’ il messaggio lanciato da Cbm Italia, le Missioni Cristiane
per i ciechi nel mondo. L’organizzazione ribadisce il suo impegno per contrastare
l’avitaminosi, una forma di cecità che colpisce soprattutto i bambini più indifesi.
Ogni anno, Cbm distribuisce quasi 2 milioni di dosi di vitamina A in 38 Paesi del
mondo, ma - sottolinea l’organizzazione umanitaria - si può fare ancora di più. Alessandro
Gisotti ha intervistato il dott. Mario Angi, presidente di Cbm Italia:
R. - La
vitamina A è un componente essenziale della dieta; è una vitamina che non è sintetizzata
dall’organismo umano, quindi dev’essere assunta attraverso il cibo, e questo fatto
- che per noi è scontato, perché in Occidente la dieta è variata - in Africa non trova
riscontro perché, soprattutto nel passaggio dall’allattamento al seno all’alimentazione
con cereali e granaglie, il bambino viene lasciato scoperto dalla madre che, non avendo
il bagaglio culturale e la comprensione del fatto che deve avere una dieta molto integrata
e variata, non fornisce al bambino l’apporto necessario di vitamina A per mantenerlo
protetto da infezioni e da cecità. D. - Questa carenza, dunque,
può causare a volte dei problemi, se non si interviene in tempo, irrimediabili… R.
- Sì, perché gli epiteli - cioè l’epitelio corneale, l’epitelio bronchiale - hanno
una necessità continua di vitamina A per essere rigenerati. Quindi, se il bambino
non ha questa vitamina - che peraltro si accumula nel fegato, quindi ha una riserva
che può durare anche sei mesi, assumendola con una dieta corretta - improvvisamente
va incontro ad uno scompenso che può portare ad una grave polmonite, ad una diarrea
- a volte mortale nei Paesi del Terzo mondo - o alla cecità per perdita di trasparenza
della cornea. D. - C’è un evento, una vicenda particolarmente
significativa che lei può raccontarci? R. - Noi, con Cbm, facciamo
spesso degli screening, cioè visitiamo i bambini nelle comunità. L'avitaminosi
A riguarda l’1,5% dei bambini, quindi è un percentuale relativamente bassa, che però
interessa soprattutto i figli delle ragazze madri che vivono nelle aree sottosviluppate
dei quartieri periferici, per cui sono quelle che non hanno accesso ad un minimo di
sostentamento per i loro figli. Quando si vedono questi bambini con la cornea già
rovinata, una megadose di vitamina A somministrata sublinguale copre il fabbisogno
del bambino per sei mesi. Ricordo distintamente questi screening visivi ai
quali le madri portavano i bambini, ed un percentuale di questi venivano immediatamente
trattati, proprio per prevenire le gravi conseguenze della avitaminosi A.