Una Fraternità Missionaria per testimoniare l’amore di Dio: intervista con il promotore,
mons. Aldo Martini, presidente dell'Opam
“Abbiamo bisogno di sacerdoti secondo il cuore di Dio”: l’esortazione di Benedetto
XVI per l’Anno Sacerdotale sintetizza efficacemente lo spirito che anima la “Fraternità
Missionaria Opam”, nata nel 2006 nell’ambito dell’Opera di promozione dell’alfabetizzazione
nel mondo (www.framisopam.it). La Fraternità è composta da vescovi, sacerdoti, religiosi
e laici che si impegnano a portare l’Amore di Dio in ogni angolo della terra. Intervistato
da Alessandro Gisotti, il presidente dell’Opam, mons. Aldo Martini,
si sofferma sullo spirito di questa iniziativa:
R. - Ci siamo
resi conto che è importante fare progetti di sviluppo, ma che la povertà ultima che
accomuna un po’ tutti - ricchi e poveri, Nord e Sud del mondo - va oltre l’alfabetizzazione:
è la fame di senso, di felicità, in ultimo di amore. Il contatto con centinaia di
vescovi, di sacerdoti, di religiosi che passano all’Opam a presentarci i loro problemi
sull’alfabetizzazione ci ha fatto scoprire quanto spesso sia difficile capire le situazioni,
a volte disperate, in cui lavorano, ma insieme anche il rischio che loro stessi corrono
di restare schiacciati sempre più dai problemi sociali e dai bisogni materiali della
loro gente. Quindi, restano a volte intrappolati in un attivismo frenetico, con il
rischio di perdere il senso ultimo della loro missione sacerdotale e quindi di trasformarsi
a volte più in operatori sociali che in annunciatori del Vangelo. Allora, si è fatta
sempre più chiara l’esigenza di coltivare un rapporto di vera simpatia, anche empatia,
con chi viene a chiederci un finanziamento, perché dietro ad una richiesta c’è una
persona, c’è una comunità, c’è una Chiesa, che ha povertà e ricchezze, il cui scambio
però non può che arricchirci tutti.
D. - Quali finalità
si propone la fraternità missionaria?
R. - La finalità
ultima è lavorare per la santificazione dei sacerdoti. Le modalità di azione potrei
sintetizzarle in tre punti. Una, è la fraternità sacerdotale, che viene ribadita in
tanti documenti della Chiesa, specialmente dopo il Concilio Vaticano II: uno stile
di vita, cioè, che favorisca dove è possibile anche forme di vita comunitarie tra
sacerdoti, spesso vittime della solitudine. Secondo, quelli che noi chiamiamo gli
amici del Buon Pastore, cioè gente che sente una chiamata personale alla santità:
quindi pregare, lavorare per la santificazione dei sacerdoti. La terza cosa, sono
i cenacoli di preghiera, cioè persone di Chiese diverse, di varie parti del mondo,
che entrano in relazione tra loro per pregare reciprocamente gli uni per gli altri.
Quindi, Chiese sorelle che si sostengono con la preghiera, persone che possono appartenere
a qualsiasi gruppo già esistente, che insieme offrono una volta alla settimana, ad
esempio, il Rosario, per una realtà particolare, una diocesi, un vescovo oppure una
parrocchia di un’altra parte del mondo, reciprocamente.