Il ritiro delle truppe Usa dall'Iraq. Mons Warduni: garantire i diritti di tutti
L’Iraq vive con speranza e preoccupazione il ritiro delle truppe statunitensi a sei
anni dal conflitto che ha portato alla caduta di Saddam Hussein e ad una sanguinosa
guerra civile. L'auspicio è che la popolazione sappia costruire un futuro all'insegna
della riconciliazione nazionale. Si teme invece che interessi non orientati verso
il bene comune possano rendere ancora più intricato il cammino verso la pace. E' quanto
sottolinea, al microfono di Emer McCarthy, della nostra redazione inglese,
il vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Sleimon Warduni:
R. - Ciò
che aspettiamo è la pace, è la sicurezza, perché abbiamo veramente sofferto tanto:
tanti i morti, tantissimi i feriti, tanti orfani e tante vedove e specialmente tanta
immigrazione, che diminuisce non solo il numero, ma anche la forza dei cristiani.
Un tempo erano milioni e purtroppo adesso sono migliaia. Questo ci fa male. Però,
le nostre speranze sono nel futuro e cominciano da oggi, perché è una bella cosa che
gli iracheni custodiscano l’Iraq. Certamente, le truppe degli alleati hanno fatto
il possibile, ma adesso spetta agli iracheni. Questo è il punto, l’interrogativo:
tutti gli iracheni coopereranno per il bene dell’Iraq o per i propri interessi? Questa
è la questione: sono tutti d’accordo e sono pronti a sacrificare tutto per il bene
comune? E’ questo che vogliamo, è questo che noi incoraggiamo, perchè gli iracheni
possano veramente vivere nella sicurezza.
D. - Mons.
Warduni, per le strade di Baghdad, oggi, qual è l’atmosfera che si respira, come stanno
vivendo questo giorno i suoi connnazionali?
R. -
E’ una festa grande nazionale, perchè comincia la libertà vera degli iracheni, perché
possono guidarci e risolvere da soli i loro problemi. Quindi, noi aspettiamo la riconciliazione
nazionale. Si sente un’aria di gioia in tutti quanti, anche se c’è qualcuno che non
è d’accordo, perché teme che le violenze aumentino e così via. Noi, però, aspettiamo
questa libertà vera, democratica, perché sia concessa a tutti, come pure i diritti
a noi cristiani, perché a volte sentiamo che sono calpestati. (Montaggio
a cura di Maria Brigini) Nel
giorno del ritiro delle truppe americane dai principali centri abitati, almeno 30
persone sono rimaste uccise in un attentato dinamitardo ieri a Kirkuk. E sempre ieri
4 soldati statunitesi hanno perso la vita nel corso di scontri con insorti sunniti.
Sale così il bilancio delle ultime settimane ad oltre 200 vittime, proprio nel giorno
in cui gli iracheni erano scesi in strada a festeggiare la ritrovata “sovranità nazionale”
a sei anni dall’occupazione americana. “Saranno giorni difficili”, ha dichiarato il
capo della Casa Bianca, Obama. Ma quali potranno essere gli sviluppi
della situazione? Roberta Rizzo lo ha chiesto a Don Renato Sacco, rappresentante di
Pax Christi: