2009-06-29 15:41:34

Iran: il governo rilascia 5 dei 9 dipendenti iraniani dell’Ambasciata britannica arrestati ieri


Si attenua lo scontro tra Iran e la Gran Bretagna dopo il rilascio di 5 dei 9 membri dello staff iraniano dell’ambasciata britannica, arrestati ieri con l’accusa di aver partecipato alle proteste dei giorni scorsi. Intanto, il Consiglio dei guardiani ha annunciato l’inizio del riconteggio del 10 per cento dei voti, che si, dovrebbe concludere entro oggi. Per il punto della situazione, sentiamo il servizio di Marco Guerra: RealAudioMP3

 
Teheran non intende ridurre il livello dei rapporti diplomatici con la Gran Bretagna o qualsiasi altro Paese europeo. Così il portavoce del Ministero degli esteri iraniano ha cercato di abbassare i toni dello scontro tra Iran e Regno Unito, iniziato una settimana fa con l’espulsione di due diplomatici di Londra e culminato ieri con l’arresto di nove nove dipendenti iraniani dell’Ambasciata britannica, cinque dei quali sono stati liberati stamani. Il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, e quello britannico, Biliband, hanno avuto una conversazione telefonica - ha poi aggiunto il portavoce - assicurando che il governo della Repubblica islamica ''non ha in programma la chiusura di alcuna Ambasciata europea”. Ma nei rapporti tra i due Paesi continuano a pesare le accuse di coinvolgimento nelle proteste rivolte alla Gran Bretagna che, dal canto suo, definisce inaccettabile la detenzione degli altri quattro dipendenti iraniani. Nel frattempo, il Consiglio dei guardiani ha cominciato il riconteggio del 10% delle schede delle presidenziali. I risultati dovrebbero essere pubblicati entro 24 ore. Nulla di fatto, infine, nell’incontro tra il Consiglio e un rappresentante di Mussavi, che aveva posto delle condizioni per collaborare all'operazione di riconteggio, così da rinunciare alla richiesta di annullamento della consultazione, che continua ad essere portata avanti da diversi leader dell’opposizione.

 
Ma quali sono le reazioni dell’Europa e del Regno Unito alle dure accuse rivolte dall’Iran? Adriana Masotti lo ha chiesto Alberto Zanconato, corrispondente dell’Ansa a Teheran: RealAudioMP3

R. - La reazione è stata molto dura da parte della UE e della Gran Bretagna. La Gran Bretagna è attaccata da diversi giorni dalle autorità di Teheran che accusano Londra di avere ordito un vero e proprio complotto contro le elezioni iraniane. Da parte della Gran Bretagna, si risponde che questo è solo un tentativo di distrarre l’attenzione dalla repressione interna, sicuramente dura. Ora, c’è questa Federazione per i diritti umani che parla di duemila arresti e di molte altre centinaia di scomparsi, persone cioè delle quali non si sa ancora ufficialmente del loro arresto.

 
D. - Nonostante le poche notizie che trapelano, il sentore è che questa opposizione continuerà ancora da parte del popolo iraniano, di una parte di esso...

 
R. - Un’opposizione in piazza come c’è stata la settimana scorsa sarà difficile che continui, perché la repressione è stata molto dura. Ma c’è sicuramente un’opposizione politica e c’è soprattutto il candidato moderato, Mousavi, che continua a dire di non voler accettare questo risultato e di non volere nemmeno accettare un riconteggio soltanto del 10 per cento dei voti. Continua a chiedere, invece, l’annullamento vero e proprio delle elezioni. Considerando che lo scontro è ai massimi livelli del regime iraniano, tra la guida suprema Khamenei e l’ex presidente Rafsanjani, questo farebbe pensare che la ricerca di un compromesso sia inevitabile. Fino a questo momento, però, una via d’uscita ancora non si vede.

 
Iraq
Con un giorno d'anticipo rispetto al calendario previsto, l'esercito americano ha completato il ritiro da tutte le città e i centri abitati iracheni. Lo ha annunciato il generale Khalaf, portavoce del Ministero degli interni di Baghdad, precisando che le truppe Usa hanno consegnato alle autorità irachene tutte le installazioni militari. Secondo il generale, risultano già dispiegate 30 mila unità dell’esercito iracheno che “sono massimo stato di allerta”. Per celebrare il passaggio di consegne, il governo ha proclamato domani festa nazionale. Intanto, sul terreno proseguono le violenze: stamani una bomba ha ucciso un membro del partito sunnita e ferito suo figlio mentre viaggiavano nella loro macchina a Ramadi.

Afghanistan
Non si fermano le violenze in Afghanistan. Il capo della polizia di Kandahar e sei poliziotti sono stati uccisi in una sparatoria con delle guardie private afghane che lavorano per l'esercito americano. L’episodio segue due giorni di violenti attacchi dei ribelli talebani in tutto il Paese, che hanno provocato 34 vittime, fra cui sette civili.

Libano
Una donna è rimasta uccisa negli scontri avvenuti ieri sera a Beirut tra i sostenitori di Saad Hariri, leader della maggioranza parlamentare, e i militanti del gruppo sciita Amal, fedele al presidente del parlamento libanese, Nabih Berry. La coalizione di Hariri ha vinto le recenti elezioni e il suo leader stato incaricato di formare il nuovo governo.

Corea del Nord
Le preoccupazioni per il programma nucleare della Corea del Nord ieri al centro di un colloquio tra i vertici del Giappone e della Corea del Sud, mentre gli Stati Uniti ribadiscono la necessità di nuove sanzioni nei confronti di Pyongyang. Il servizio di Maurizio Salvi:RealAudioMP3

Il tema che preoccupa è quello nucleare, alla luce delle ripetute minacce pronunciate nelle scorse settimane e dell’esplicito annuncio nordcoreano di voler arricchire il plutonio, allo scopo di procedere alla produzione di armi atomiche. A questo quadro va aggiunta la possibilità che nei prossimi giorni la Corea del Nord proceda al lancio di un missile balistico intercontinentale, in grado di raggiungere i territori sudcoreano, giapponese, e perfino statunitense, all’altezza delle isole Hawaii. Il premier, Taro Aso, ha ribadito che lo sviluppo nucleare e missilistico nordcoreano è una seria minaccia per la sicurezza e non può essere accettato. L’unica via di uscita immediata della crisi è un ritorno della Corea del Nord al tavolo del dialogo.

 
Albania
Procede a rilento lo spoglio delle schede delle elezioni parlamentari che ieri hanno chiamato alle urne in Albania oltre tre milioni di cittadini. Al 20 per centro delle sezioni scrutinate si delinea un testa a testa tra il Partito democratico del premier uscente, Sali Berisha, e il Partito socialista del sindaco di Tirana, Edi Rama, leader dell’opposizione. I primi exit pool alla chiusura del voto davano invece in vantaggio la formazione moderata di Berisha. L’Albania è diventa membro della Nato lo scorso primo aprile e questo voto rappresenta un banco di prova della maturità democratica del Paese e delle sue aspirazioni a entrare nell’Unione Europea.

Diminuisce la maggioranza in Parlamento della presidente argentina, Kirchner
Ha perso la maggioranza alla Camera e sarebbe a rischio anche quella del Senato. La presidente argentina, Cristina Fernandez Kirchner, fa sapere tramite il marito ed ex presidente dell’Argentina, Nestor Kirchner, di accettare i risultati delle elezioni in corso per il rinnovo della metà dei 257 deputati della Camera e di un terzo dei 72 senatori. Secondo i dati non ancora definitivi, la presidente Kirchner ha ceduto terreno alle opposizioni e soprattutto al Partito peronista dissidente Union-Pro di Francisco de Narvaez. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 180

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