Orissa: a rilento la ricostruzione delle chiese distrutte dagli estremisti indù
Procede con difficoltà il piano di ricostruzione delle chiese e delle altre strutture
pastorali distrutte nello stato indiano dell’Orissa durante gli attacchi dei fondamentalisti
indù. E, nonostante i numerosi appelli, anche la situazione dei rifugiati cristiani
che vivono nei campi di soccorso allestiti dal Governo, stenta a normalizzarsi. L’emergenza
umanitaria degli sfollati è stata ribadita da una delegazione della Commissione nazionale
per le minoranze, che ha compiuto recentemente una visita nel distretto di Kandhamal,
centro dell’ondata di violenze contro i cristiani. Durante la loro permanenza i membri
della delegazione hanno incontrato alcuni dei 3000 profughi, verificando le loro condizioni
di vita. I membri della Commissione hanno potuto verificare anche lo stato di avanzamento
dei lavori di ricostruzione delle chiese, cui sono stati destinati 2 milioni e mezzo
di rupie (circa 37.000 euro). Il presidente del Global Council of Indian Christians
(Gcic), Sajan K. George, in un intervento ha evidenziato che tale somma di denaro
è insufficiente e che in diverse località dell’Orissa i lavori vanno a rilento o sono
fermi a causa del conflitto di competenze tra le autorità locali e quelle nazionali.
A complicare le opere di ricostruzione si aggiungono i contrasti con le comunità indù
locali. Il presidente della Gcic ha citato ad esempio la parrocchia di Betticola:
“Gli estremisti indù l’hanno rasa al suolo nell’agosto del 2008 e successivamente
hanno iniziato a costruire nello stesso luogo un tempio. Il Governo ha dato ordine
di bloccare i lavori, ma di fatto non permette di ricostruire le chiesa e, inoltre,
i cristiani della zona continuano a vivere nei campi profughi per timore di altre
violenze”. Le continue minacce cui sono sottoposti i cristiani rende ancora lontana,
spiegano dalla Gcic, la possibilità di una chiusura definitiva dei campi di soccorso
e il rientro totale della popolazione nei villaggi di origine. (V.V.)