Le celebrazioni per la chiusura dell'Anno Paolino: domani il Papa nella Basilica di
San Paolo fuori le Mura
La Chiesa si prepara a celebrare la chiusura dell’Anno Paolino, indetto da Benedetto
XVI per commemorare il bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti. Domani
sera, alle 18.00, il Papa presiederà la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità
dei Santi Pietro e Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Ed analoghe celebrazioni
si svolgeranno in Terra Santa, Libano, Siria, Grecia, Cipro, Malta, alla presenza
degli inviati papali. In particolare, la Turchia, terra natale di Saulo di Tarso,
si prepara a chiudere solennemente l’Anno Paolino. Ma quale bilancio tracciare di
questi 12 mesi dedicati all'Apostolo delle Genti? Isabella Piro lo ha chiesto
a mons. Luigi Padovese, presidente della Conferenza episcopale della Turchia:
R. – Il bilancio
è stato molto positivo, per chi considera la presenza dei 416 gruppi, arrivati sino
a questi giorni, rappresentativi di cristiani provenienti da 30 Paesi diversi. Già
questo flusso di pellegrini indica l’importanza che l’anniversario di Paolo ha rivestito
anche per la Chiesa di Turchia, evidentemente. Da parte poi della comunità cattolica
in Turchia e anche da parte delle altre comunità non cattoliche c’è un interesse che
si è espresso attraverso simposi che si sono organizzati e anche attraverso pellegrinaggi
locali fatti dai cristiani presenti sul territorio. Quindi, possiamo ringraziare il
Santo Padre, che ci ha dato la possibilità di ridestare la memoria dell’Apostolo Paolo
proprio nella sua terra.
D. – Quali le iniziative
principali promosse per l’evento di chiusura dell’Anno Paolino?
R.
– Verrà nei prossimi giorni il cardinal Tauran come rappresentante del Santo Padre,
inviato speciale, con una presenza significativa, non soltanto della Conferenza episcopale
di Turchia e di alcuni vescovi che vengono dalla vicina Siria, ma anche di rappresentanti
delle diverse realtà ecclesiali presenti in Turchia. Poi, speriamo che con la chiusura
dell’Anno Paolino non si concludano tutte le celebrazioni. Riteniamo che ormai la
porta di Tarso si sia definitivamente aperta, per chi vuole onorare con la sua presenza
l’Apostolo Paolo.
D. – Nella lettera che i vescovi
della Conferenza episcopale della Turchia scrissero ai fedeli un anno fa, in occasione
dell’indizione dell’Anno Paolino appunto, si invitava sia ad intensificare il dialogo
con il mondo musulmano, sia a lavorare per l’unità di fede. A che punto si è arrivati
su questi due fronti?
R. – Per quanto attiene al
dialogo con i fratelli delle altre Chiese, la comune partecipazione alle celebrazioni
paoline è senz’altro un segno di ulteriore vicinanza e di dialogo. Per quello che
riguarda il mondo musulmano, mi piace rilevare che questa presenza massiccia di pellegrini,
non di turisti, in terra di Turchia, ha dato un’immagine dei cristiani che vengono,
non soltanto per godere le bellezze del Paese, ma anche per pregare. Questa è una
testimonianza di fede quanto mai significativa, soprattutto in un Paese a maggioranza
musulmana, dove talvolta il concetto dei cristiani che vengono dall’Occidente è un
concetto con alcune ombre, legate ad un’idea di società ormai consumistica ed edonistica.
D. – La Conferenza episcopale della Turchia ha chiesto
la restituzione al culto cristiano dell’antica Chiesa di Tarso, oggi trasformata in
museo. Ci sono stati sviluppi?
R. – Ci sono ancora
dei problemi aperti. Io mi auguro che entro il 29, 30 giugno si arrivi ad una soluzione
definitiva, anche perché c’è stato un impegno chiaro da parte del primo ministro,
preso a Colonia, in una visita fatta un anno e mezzo fa. Ci sono state trattative
con le diverse autorità, sia a livello locale che a livello statale. Mi auguro, dato
che il consenso da parte delle autorità a tutti i livelli è stato pieno, che si arrivi
veramente a concedere ai cristiani – e non parlo soltanto dei cattolici, ma parlo
di tutti i cristiani – di poter onorare Paolo nella sua terra, in un luogo di culto.