Comece: convegno sull’emergenza ambientale a Bruxelles
I cambiamenti climatici sono diventati una questione di sopravvivenza, in particolare
per i poveri, e rappresentano una sfida per i modelli di vita, la solidarietà e la
giustizia mondiale. Lo hanno ribadito i rappresentanti dell'Unione europea e delle
Chiese in occasione del seminario di dialogo dal titolo: “Cambiamento climatico come
sfida per gli stili di vita, la solidarietà e la giustizia globale”, promosso dalla
Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), dalla Commissione Chiesa
e società della Conferenza delle Chiese europee (Kek) e dal Bureau dei consiglieri
politici della Commissione europea, svoltosi a Bruxelles. “Un'efficace risposta al
cambiamento climatico richiede sia leadership politica, sia riflessione e dibattito
etico. Sono entrambi essenziali per convincere non solo le menti, ma anche i cuori
dei cittadini e rendere effettivo il cambiamento”, ha detto padre Piotr Mazurkiewicz,
segretario generale della Comece. I rappresentanti della Commissione e del Parlamento
europei hanno riconosciuto che il sostegno delle Chiese nella lotta contro il cambiamento
climatico è essenziale per convincere i cittadini ad adottare quotidianamente un comportamento
rispettoso dell'ambiente. “L'inquinamento dell'ambiente e dei mari, la contaminazione
degli alimenti e lo spreco delle risorse energetiche - ha osservato il metropolita
Athanasios di Acaia - riguardano i diritti umani delle generazioni future”. Il vicepresidente
del gruppo intergovernativo di esperti sull'evoluzione del clima, il professor Jean-Pascal
van Ypersele, ha presentato inoltre gli ultimi dati relativi ai cambiamenti del clima.
In base a queste stime, l'obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2020 fissato
dall'Unione europea non è sufficiente a garantire che il riscaldamento globale non
superi i due gradi centigradi. Trattando la posizione di negoziazione dell'Ue, in
vista della conferenza di Copenhagen, Helga Kromp-Kolb, meteorologa che ha ricevuto
numerosi premi scientifici, ha dichiarato che “il 30% non è sufficiente, due gradi
centigradi è già troppo e il 2020 è troppo tardi”. Karl Falkenberg, direttore generale
per l'ambiente nella Commissione europea ha sottolineato che: “Noi, l'Unione europea,
non dobbiamo solo assumerci la nostra responsabilità, ma anche essere leader per il
resto del mondo. Il risultato di Copenhagen non sarà positivo se non arriveremo a
convincere gli altri grandi Paesi produttori di emissioni come la Cina, l'India o
la Russia a unirsi a noi nell'impegno a ridurre in modo significativo le emissioni
di gas serra”. Un richiamo ai principi di giustizia e responsabilità “per salvare
l'armonia del creato” è stato espresso da Rüdiger Noll, direttore e segretario generale
aggiunto della Kek. Infine, Bernd Nilles, segretario generale della Cisde (Agenzie
cattoliche per lo sviluppo), e Marlene Grundström dell'Aprodev (Associazione del consiglio
mondiale delle Chiese) hanno ricordato a nome delle entità cristiane di aiuto allo
sviluppo che la lotta contro i cambiamenti climatici deve essere fortemente legata
alla politica di aiuto allo sviluppo e hanno messo in guardia contro la mancanza di
solidarietà nei confronti dei Paesi poveri nella fase finale dei negoziati di Copenhagen.
(V.V.)